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AutoBiografia Nata mio malgrado figlia unica, trascorro una ventina d'anni a chiedermi sostanzialmente cosa diavolo ci faccia a questo mondo. Lungo quest'arco temporale finisco la scuola dell'obbligo, mi diplomo senza infamia e senza lode al Liceo Linguistico, mi iscrivo a Lingue all'universit�, ma non finir� mai (ovvero: non ho ancora finito, anche se sono a sei esami dal traguardo), e cerco di capire se ho un'inclinazione anche vaga per qualcosa.
Tento la strada del doppiaggio, con forte malessere, e nel frattempo l'abitudine di tenere un diario, di scrivere interminabili lettere e di prendere appunti inizia a virare verso la necessit� di scrivere, a ogni costo scrivere. I primi lavori sono un'autobiografia (scritta a 17 anni, praticamente un delirio), una commedia noir, un romanzo anch'esso con spunti autobiografici e infine la prima raccolta di racconti intitolata "Intermittenze" che, su incoraggiamento di un noto scrittore, fa il giro di tutte le case editrici possibili e immaginabili, le quali rispondono puntualmente che il lavoro, pur apprezzabile, in alcuni casi bellissimo, non trova la giusta collocazione nelle loro linee editoriali. Nel mio pellegrinaggio per editori lascio quasi per sbaglio una copia in Bonelli per la redazione di Dylan Dog, sperando che magari mi comprino un racconto per farne un soggetto (leggo Dylan quasi dagli esordi). Sei mesi dopo Mauro Marcheselli mi chiama, sostenendo che c'� qualcosa di buono nei miei racconti e che se lo desidero posso provare a buttare gi� qualche pagina di sceneggiatura, senza impegno ne' promesse. Mentre nel frattempo la mia vita sentimentale va a rotoli, prendendomela comodissima e senza crederci un minimo, partorisco una sceneggiatura completa con le mie brave 94 tavole, e la spedisco. La seconda telefonata di Mauro mi stronca in maniera definitiva ("Storia inproponibile, quasi niente dal salvare, scritta male, sceneggiata peggio�"), con il "contentino" che se voglio tentare di scrivere un soggetto lui avr� la bont� di leggerlo. Sdanarata e nella disperazione pi� nera scrivo quasi subito una storia su Dylan che diventa uno jettatore. Mauro boccia l'idea, ma mi suggerisce di rigirarla su Groucho. Dopo un'attesa estenuante mi viene detto che, benedetta da Decio Canzio, posso iniziare a scrivere l'albetto allegato allo Speciale di Dylan, che la mia sceneggiatura precedente era quasi pubblicabile e che il mio ingresso in scuderia era stato valutato sin dal ricevimento dei racconti. Era il 1997. Inizio a lavorare partendo da zero, scrivendo e riscrivendo, imparando con grande sforzo ad adattarmi al formato del fumetto guidata da Mauro, potando i fiumi di parole che riverso nei baloons. Intreccio con Dylan un rapporto matrignesco, viscerale, complicato. Per quanto ne so ora vivo da sola con tre cani, single definitiva anche un po' frolla, alla Litizzetto, dividendo il mio tempo, i miei spazi e i miei respiri tra Dylan e l'associazione "Mauro Emolo" che combatte una malattia genetica neurodegenerativa, la Corea di Huntington, il vero scopo della mia vita.
Dicono di lei.. Daniele J. Farah, La triangolazione della Barbato
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