Le radici ci sono, sono i rami che mancano

il Dampyr delle origini nella doppia del giovane Falco
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Le radici ci sono, sono i rami che mancano
Dampyr 123-124

Scheda IT-DP-123-124

Una zona di guerra, un esercito di non-morti, un Maestro della Notte che approfitta degli scenari di guerra per perseguire i suoi nefasti scopi, un manipolo di guerriglieri che sembrano inevitabilmente destinati a soccombere senza un aiuto dall'alto.
Ingredienti che non possono non risvegliare ricordi piacevoli nei lettori dampyriani della prima ora, dal momento che gli esordi della testata hanno visto la presenza di molti di questi scenari, dalla ex-Jugoslavia all'ex Urss per arrivare all'Africa.

Per la sua seconda prova dopo il n.117, il giovane Claudio Falco ha pensato bene di andare a pescare a piene mani nel Dampyr delle origini. E a proposito dello sceneggiatore, Falco deve aver ben impressionato Boselli se, alla seconda prova, è già alle prese con una storia doppia, privilegio che finora era toccato unicamente ai due creatori della testata, Boselli stesso e Maurizio Colombo. Le doti, quantomeno in prospettiva, sono indubbie, va però detto che, come per "La selva della paura", anche questa seconda storia di Falco si caratterizza per una estrema convenzionalità e per la mancanza di guizzi e tocchi d'autore, pur in una indubbia coerenza narrativa e linearità nello sviluppo della storia.
Falco costruisce nella prima parte della storia doppia uno scenario che, seppure già visto nei presupposti, è affascinante e ben documentato come nella migliore tradizione della testata. Il territorio di guerra (in questo caso il Kurdistan), il Maestro della Notte nell'ombra, l'esercito di non-morti richiamano in un effetto nostalgia analoghe storie di quando la testata muoveva i primi passi, anche per quanto riguarda l'accuratezza della ricostruzione storico-geografica; poi ci sono i comprimari del caso, come l'ex combattente Dal, e gli altri guerriglieri tra cui la bella Sirwa, personaggi non proprio a tutto tondo ma non per questo privi di un loro fascino. Lo sceneggiatore mette anche in campo la squadra di Dampyr al completo, con l'aggiunta del "medical team", per una storia corale in cui riesce a gestire i vari rapporti tra personaggi pur con un certo manierismo.

Dopo la preparazione durata un intero albo, la storia si risolve però con un'intera seconda parte estremamente prevedibile, piena di scontri a fuoco e scene d'azioni ripetitive, con pochissimo intreccio e scarso sviluppo di quanto visto nella preparazione, e un finale che sembra fotocopiato dal più scontato degli epiloghi. Insomma, da una storia in due albi con alle spalle una buona ricerca e una valida costruzione di personaggi e rapporti era lecito attendere di più, sebbene con tutte le attenuanti che si possono dare ad un semi-esordiente.

Anche Maurizio Dotti sembra piuttosto sottotono regalando una prova di grande mestiere, ma un gradino sotto i suoi standard. La bravura del disegnatore nel rendere vivide ed efficaci le storie d'azioni riesce però a salvare tutta la seconda parte della storia dalla noia e dalla ripetitività.
Buona la prova di Enea Riboldi nelle due copertine, come sempre abbastanza essenziali sia nella costruzione che nella realizzazione, ma comunque non prive di efficacia (soprattutto la seconda).



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