L'eterna lotta tra qualità e quantità

il primo Maxi Dampyr
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L'eterna lotta tra qualità e quantità
Maxi Dampyr 1

L'eterna lotta tra qualità e quantità

Scheda IT-DP-M3a

Scheda IT-DP-M3b

Scheda IT-DP-M3c

E anche Dampyr entrò nel (non poi tanto ristretto) novero delle testate che godono di un Maxi, il "balenottero" con foliazione straordinaria, tradizione iniziata dalla SBE prima con Tex (antesignano fu lo speciale "Oklahoma!" di Giancarlo Berardi nel 1991, ma il Maxi divenne appuntamento fisso solo dal 1997) e quindi allargatasi a macchia d'olio dal 1998 prima con Dylan Dog, e poi a valanga con Nathan Never, Martin Mystère, Zagor, Mister No, e persino Legs Weaver e Gregory Hunter.
Al contrario degli Speciali e dei Giganti, i Maxi raramente suscitano l'entusiasmo dei lettori, che li tacciano (a volte a torto) di essere una sorta di refugium peccatorum per storie poco riuscite. Se in diversi casi si tratta di un semplice ed ingiusto luogo comune, questo Maxi Dampyr sembra fatto apposta per confermarlo.

E' senz'altro una buona notizia che anche Dampyr abbia un Maxi - a testimonianza del persistente e meritato buon riscontro della serie in termini di successo editoriale - ma dopo aver letto le tre storie che lo compongono si fa avanti il sospetto che sia davvero servito a pubblicare delle storie (almeno due su tre) che risultavano troppo deboli per apparire sulla serie regolare.
A conferma di questo, c'è anche il fatto che le tre storie non sono accomunate da alcun elemento di omogeneità (stesso sceneggiatore o disegnatore, affinità tematiche ecc.) in grado di fare da fil rouge a questo Maxi, che si presenta così come una lettura estiva senza pretese, e adatta anche a lettori saltuari.

Il signore delle vespe

La prima storia vede Harlan alle prese con una maledizione proveniente dall'estremo Oriente, in un mix di esoterismo e arti marziali sicuramente godibile, ma di scarso spessore. Le sceneggiature di Cajelli hanno sempre il pregio (tutt'altro che scontato) di non perdere ritmo e di rispecchiare il divertimento dell'autore nello scriverle.
L'intreccio da action movie a base di arti marziali - con un Harlan a tratti duro alla maniera di un Chuck Norris o di uno Steven Seagal - regge bene, ma mal si amalgama all'atmosfera più rarefatta che si respira fino a un certo punto, e soprattutto non sembra di leggere una storia di Dampyr. La sensazione si fa ancora più evidente nel finale, quando Harlan gioca un ruolo da comparsa senza incidere minimamente sugli eventi.
Una storia in definitiva piuttosto debole, salvata in corner dal mestiere dell'autore e dai disegni sempre di ottimo livello di Maurizio Dotti.

Tavola tratta dalla prima storia del Maxi numero 1
disegni di Maurizio Dotti

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Tavola tratta dalla prima storia del Maxi numero 1<br>disegni di Maurizio Dotti<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Il segreto del bosco magico

Delle tre, è l'unica storia che sarebbe potuta apparire senza problemi nella serie regolare. Non sarebbe certo stata annoverata tra le migliori di sempre ma neanche tra le peggiori, e in più con il valore aggiunto dell'ambientazione italiana.
L'inquietante parco dei mostri di Bomarzo, con i suoi rimandi alchemici e le interpretazioni esoteriche delle sue sculture è un tema molto "mysterioso", ma Cajelli prova ad inserire massicce dosi di azione e di sangue. Il risultato è quello di una fiaba horror, anche perchè il registro si mantiene sempre su toni piuttosto leggeri, a volte anche a discapito dell'incisività. Gli inseguimenti in auto fanno un po' sorridere se sono ambientati nelle stradine del viterbese, e le conseguenze dell'uso del sangue di dampyr nel rito alchemico fanno virare decisamente la storia su toni ironici, sia pure da humor nero.
Gli ingredienti sono però miscelati meglio che nella storia precedente, e l'ambientazione nei giardini di Bomarzo è sicuramente affascinante, ma anche in questo caso abbiamo una storia ben poco dampyriana sia per temi che per svolgimento. Anzi, alcuni elementi e l'ironia di fondo fanno pensare più a Dylan Dog che ad Harlan Draka.

Action in Bomarzo
Dampyr Maxi 1

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

Action in Bomarzo<br>Dampyr Maxi 1<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Ombre nella giungla

Difficile commentare una storia che non solo sembra avere poco o niente a che spartire con Dampyr, ma che addirittura ne sembrerebbe una parodia se non si prendesse troppo sul serio. Masiero e Gramaccioni, entrambi all'esordio sulla testata e provenienti da Mister No, ambientano la vicenda in Brasile pensando forse di giocare in casa. Al di là dell'ambientazione, che ha il suo fascino, la storia è ben poca cosa, interamente basata su un'unica idea (la setta di vampiri aspiranti suicidi) che quando si palesa mostra tutta la sua debolezza per non dire assurdità. Come altro giudicare una setta di vampiri che per suicidarsi organizza il rapimento del dampyr per uccidersi con il suo sangue? Ai vampiri non mancano certo i modi per morire, tra cui quello di farsi uccidere da un consenziente Harlan, visto che non era loro intenzione quella di farlo fuori ma solo di uccidersi.
Come se non bastasse, il soggetto è sviluppato in maniera altrettanto deludente, senza suspense nè ritmo, e con un inspiegabile finale raccontato a posteriori senza un particolare motivo.
Da rivedere anche i disegni di Gramaccioni, soprattutto per quanto riguarda la resa grafica dei protagonisti. D'altronde il parco disegnatori di Dampyr è di qualità molto alta, così come i termini di paragone.

La legge del contrappasso
Dampyr Maxi 1

(c) 2009 Sergio Bonelli Editore

La legge del contrappasso<br>Dampyr Maxi 1<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli Editore</i>

Concludendo

Se ci saranno altri Maxi in futuro, la speranza è che siano in linea con la qualità della serie regolare
Un Maxi con luci (poche) ed ombre, quindi. Se ce ne saranno altri in futuro, c'è da sperare che la fedeltà dei lettori venga premiata con un impegno maggiore mantenendo le caratteristiche a cui siamo abituati, si tratti di storie incentrate su specifiche sottotrame (e nella serie non mancano), o su tematiche particolari (come le parentesi sci-fi posteriori al n.100) o si tratti di un'unica storia di 300 pagine come accade per altri Maxi. L'importante è che i Maxi Dampyr non diventino semplici depositi per storie, per così dire, "minori".

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