Incubi e demoni

Ovvero edificante storiella sulle catastrofiche conseguenze che possono derivare da contratti con demoni o altre divinità malvagie
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Incubi e demoni
Dampyr 74 "Giorno della Fenice, Il"

Incubi e demoni

Scheda IT-DP-74

Metti un autore onirico e fantasioso come Diego Cajelli assieme a un disegnatore (che è anche sceneggiatore e soggettista) dal tratto kafkiano come Alessandro Baggi: il risultato finale di sicuro non sarà scontato.

L’incipit

Diego Cajelli, che è stato uno degli sceneggiatori di Napoleone, apre l'albo con un incipit sicuramente pregevole. La storia inizia con Irma Hoster, giovane donna, la quale osserva, collocata in un non luogo che intuiamo sospeso nel vuoto, un enorme quadro astratto che potrebbe essere anche uno squarcio verso un’altra dimensione. Il quadro, pur non rappresentando nulla di precisamente definito, raffigura un insieme di vuoti che prevalgono sui pieni, dando così l’impressione di una massa caotica di corpi tra loro aggrovigliati.

Il mondo immaginario di Hoster
disegni di Alessandro Baggi

(c) 2006 SBE

Il mondo immaginario di Hoster<br>disegni di Alessandro Baggi<br><i>(c) 2006 SBE</i>
La giovane donna è richiamata da qualcosa (dalla volontà del padre) verso il quadro che si distorce e la lascia passare. Quindi la vediamo sorvolare, sorretta da un soffio di vento potente tra fiocchi di neve, un paesaggio tratteggiato in maniera astratta in cui intuiamo possano esistere campi e contrade simili a quelli della nostra Terra. La giovane atterra accanto a un arbusto ovoidale irto di spine, alieno e inconsueto. Da questo fuoriesce una straordinaria creatura che Irma sembra già conoscere. È un essere parlante, mostruoso, a metà tra una rana e una locusta, cui la giovane dà nome Fnord. In una sequenza che ricorda Alice e il Coniglio Bianco i due corrono verso una casa, unico elemento consueto in un paesaggio lunare. Nonostante la sua normalità la dimora suscita timore nella giovane che vi entra solo dopo le insistenze del Fnord. Da una finestra della casa che si apre, sospesa, nel cielo sopra Dresda, i due osservano la città tedesca bruciare in un fuoco senza fine. La responsabilità sarà della ragazza – dice il Fnord – e il disastro proprio non potrà essere evitato. Quindi le fiamme della città sfumano vignetta dopo vignetta e divengono un quadro di arte contemporanea che Harlan Draka sta ammirando (senza capirci un granché) da una prospettiva impossibile. Siamo solamente alla decima tavola: benissimo direi! Le visioni di Diego Cajelli, ironiche e surreali in Napoleone, trovano uno sfogo realistico e inquietante in queste poche tavole in cui veniamo messi a confronto con i nostri incubi nascosti. L’apporto di Alessandro Baggi è indispensabile per realizzare tali atmosfere. Di particolare interesse sono gli astrattismi in cui si diletta l’artista, vere macchie di Rorschach in cui il lettore può rinvenirvi gli incubi che più lo assillano.

Soggetto e sceneggiatura

Non si poteva pretendere che tale livello grafico e narrativo si mantenesse per l’intero albo
Non si poteva pretendere che tale livello grafico e narrativo si mantenesse per l’intero albo. Ma la caduta è più evidente di quanto si potesse ragionevolmente prevedere. Innanzitutto il soggetto. Diciamo pure che la trama basilare è essenzialmente banale e ispira una forte impressione di deja vù. Archeologo scopre come entrare in contatto con divinità infernale, contrae un patto (ovviamente mette in gioco l’anima), viene rapito negli inferi. Nulla di nuovo sotto il sole insomma.
L’esito finale non si riesce a discostare dalla classica soluzione di forza da videogioco, con cui viene abbattuto il mostro di fine livello. Comunque apprezzabile e divertente la trovata conclusiva con cui si scopre che era Nikolaus a celarsi dietro le spoglie del Fnord.
L’arricchimento è dato dalle atmosfere oniriche molto indovinate e suggestive. Particolarmente penetranti le suggestioni fantastiche e psicoanalitiche che, a livello quasi subliminale, Cajelli riesce a inserire nel soggetto. Ad esempio la giovane Irma non riesce a controllare il suo potere di pirocinesi (capacità di provocare incendi con la forza del pensiero). Riuscirà a farlo grazie a una maestra (Ann Jurging) che la aiuterà a ritrovare e a comprendere il padre. In pratica una metafora del percorso psicoanalitico: padroneggiare sé stessi con l’ausilio dell’analista (maestro) che aiuta a comprendere e a dare un significato ai legami affettivi dell’infanzia.

Omicidio in metropolitana
disegni di Alessandro Baggi

(c) 2006 SBE

Omicidio in metropolitana<br>disegni di Alessandro Baggi<br><i>(c) 2006 SBE</i>
Arte creativa e limiti legati alla produzione seriale in questo episodio confliggono e non trovano una soluzione adeguata. L’albo, nel suo insieme, dà la sensazione di una compressione grafica e narrativa non piacevole. La griglia bonelliana formata dalle classiche sei vignette per tavola viene spazzata via e sostituita da una sceneggiatura molto articolata che però non trova lo spazio che merita nelle anguste dimensioni dell’albo.

I disegni e la copertina

I disegni di Baggi sono penalizzati dalla griglia bonelliana
Bella prova di Alessandro Baggi che sicuramente dà il meglio di sé nella rappresentazione degli incubi e dei “grilli” partoriti dalla fantasia di Cajelli. Certo, come si diceva, l’artista è limitato dal formato bonelliano. Sceneggiatura e disegni come questi avrebbero assunto un valore artistico diverso se pubblicati in un Dampyrone (inteso come albo gigante). La copertina di Enea Riboldi è impeccabile anche se, forse, altri spunti dell’albo avrebbero avuto maggiore dignità di essere rappresentati.
"Il giorno della Fenice", Dampyr 74, Sergio Bonelli Editore, 94 pag. b/n, brossurato, maggio 2006, €2,50

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