Eautontimoroumenos

Goran Parlov sul Punitore
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Una compagnia elettrica guidata da uno squalo senza morale, un capitano di industria spregiudicato e lungimirante. Un'intuizione malvagia: un blackout in Florida aumenterebbe il valore delle azioni della compagnia. D’accordo, potrebbero esserci delle spiacevoli ripercussioni negli ospedali, nell’illuminazione stradale, negli aeroporti e altri tristi incidenti, ma così è la vita. Insomma, chi se ne frega: gli azionisti certo no...
Ma a qualcuno viene qualche scrupolo. E il piano giunge alle orecchie del Punitore prima ancora che possa essere messo in atto. E così per una volta i criminali a cui lo psicopatico giustiziere da la caccia non sono mafiosi o spacciatori, ma colletti bianchissimi. Gente i cui crimini non sono neanche definibili tali in quanto non sottostanno alle comuni leggi umane. Del resto mica sono uomini: sono squali. Gente contro cui nemmeno il Punitore può nulla. Forse.

Lo Squalo
altro che Spielberg... è Goran Parlov!

(c) 2008 Marvel Comics

Lo Squalo<br>altro che Spielberg... è Goran Parlov!<br><i>(c) 2008 Marvel Comics</i>

I testi

Questo l’assunto di fondo, lo spunto narrativo. Dopodiché, se solo riesci ad andare d’accordo con il personaggio, o almeno se solo riesci a mettere tra parentesi il fatto che il Punitore è un pazzo assassino, che la sua figura sembra un inno alla pena di morte, e che il suo machismo è davvero ridicolo e che nemmeno Hulk è limitato nei ragionamenti come Frank Castle, be’, se riesci a scordare tutto questo, quello che resta è un fumetto dannatamente divertente. Perché Garth Ennis, col fatto che scrive cose intingendo la penna in ettolitri di Guinness, comunque ti attacca alla pagina. Sia nel primo periodo, quando i suoi eccessi raggiungevano il surrealismo lansdaliano ed erano sostanzialmente gargantuesche esagerazioni che sfociavano in un esilarante grottesco, sia nel secondo periodo, questo, in cui non sembra più avere voglia di far ridere, ma quasi di alzare la voce per una denuncia sociale: il rischio di una guerra mondiale, l’Irish Republican Army, il moderno schiavismo e, ora, le multinazionali.

Il finale in questo senso è quasi didascalico: gli squali agli squali. Gli squali dell’alta finanza sorpresi sul loro yacht con le mani nel vasetto della centrale elettrica e fatti saltare in aria per finire in bocca agli squali. E il gran capo che si salva dagli squali animali per finire in bocca agli altri squali, i giornalisti. Come in "Dieci piccoli indiani": And then there were none... Pare che Ennis si sia voluto togliere qualche soddisfazione.

Oscar lo scannasquali
Goran Parlov sul Punitore

(c) 2008 Marvel Comics

Oscar lo scannasquali<br>Goran Parlov sul Punitore<br><i>(c) 2008 Marvel Comics</i>

E se moralismo c’è, e badate che abbiamo scritto "se", è nascosto sotto chili di parolacce, di espliciti riferimenti sessuali, di situazioni estreme. E sono proprio questi eccessi, inutile negarlo, e lo stile sboccato, a rendere persino brillante la lettura delle storie di un tizio con dipinto un teschio sulla maglietta che gioca a chi c’ha la pistola più lunga con tutti i criminali del pianeta.

I disegni

Ma il valore aggiunto di questo episodio è nel fatto che è disegnato da Goran Parlov. Il "nostro" Goran Parlov: disegnatore di Ken Parker, Nick Raider, un Texone, Magico Vento, Volto Nascosto... Uno dei più titolati disegnatori in Bonelli, vincitore di ogni tipo di riconoscimento, giovane e talentuoso e con un grande avvenire già dietro le spalle. E la domanda esplode: che ci fa Goran Parlov sul Punitore? La risposta cattiva è: "niente". La risposta più argomentata è che l’artista ogni tanto deve fisiologicamente cambiare aria. Cercare nuovi stimoli, nuove sfide, nuove avventure. Se si tratta di "rigenerarsi", ben venga. Se si tratta di rivoluzioni radicali, le capiamo meno. Non è carino citarsi, ma ci perdonerete se non possiamo farne a meno: in una vecchia recensione di Magico Vento scrivevamo:
Un’altra grande abilità di Parlov è nel dipingere con i bianchi; difficile da spiegare, questa cosa, ma quella che può parere sintesi finanche eccessiva del tratto, sino al punto che qualcuno parla di pigrizia, a ben guardare è non solo precisa scelta stilistica, ma anche molto ricercata via artistica; in realtà ci sono occasioni in cui un disegnatore "ci metterebbe di meno" a raggiungere un immagine riuscita usando qualche linea in più, anche solo per creare uno sfondo.
Insomma, segnalavamo, ancora tanto tempo fa, la grande capacità di Parlov di essere espressivo con il poco e di esserlo tantissimo con il bianco e nero tipico del fumetto Bonelli.
Appunto.
Non è una cattiva prova, questa di Parlov sul Punitore. Ma è una prova media. Non mediocre, ma media. Un disegnatore caratteristico, personale e riconoscibile come Parlov, qua viene ricondotto da una colorazione molto coprente ad un disegnatore medio, comune, a tratti spersonalizzato. Si vede che Parlov si è divertito a disegnare questa storia, e d’altronde le donnine che gli ha chiesto Ennis mai le avrebbe potute disegnare in Bonelli, ma per tutto ciò Goran ha dovuto rinunciare a praticamente tutto il suo tratto evocativo.

No Martini no party
Goran Parlov sul Punitore

(c) 2008 Marvel Comics

No Martini no party<br>Goran Parlov sul Punitore<br><i>(c) 2008 Marvel Comics</i>

Ora, siamo consapevoli del fatto che ci sono cose che non sappiamo; che i matrimoni artistici sono anche più difficili da far durare di quelli tra sposi, che l’arte, a volte, chiede di essere rinnovata. Ma, parlando con stima e passione per un artista, una serie, e finanche un modo di fare fumetti, ci tocca dire che senza di lui il fumetto popolare italiano perde un grandissimo. Una volta si può capire. Se lo rifai, ahimè, all’appassionato che è dentro il critico, le domande sorgono, indiscrete, cattive, ignoranti. Qualcosa non torna. Se davvero il buon Parlov, disegnatore dei due fumetti più apprezzati degli ultimi vent’anni, beneficiario di una straordinaria partnership con l’autore bonelliano più premiato del momento (ed è un momento che dura da più di dieci anni...), ha deciso di mollare le ottime cose a cui lavorava per andare a fare qualcosa che non fa risaltare il suo valore, sia che sia "colpa" della casa editrice che non coccola i suoi gioielli, sia che si tratti dei disagi dell’artista, il risultato, comunque, è che qui davvero qualcuno è punitore di se stesso. E forse alla fine lo sono entrambe le parti.

Il Punitore, "Barracuda", di Garth Ennis & Goran Parlov, collana Max, Marvel Comics, 144pp. a colori, €11