Mom's cancer
Pubblicato in Italia nel 2007 dalla Double Shot per la Bottero Edizioni, Moms cancer nasce e si sviluppa sul web. Allindomani della scoperta di un cancro ai polmoni, con metastasi al cervello, della madre, Brian Fies inizia a postare in forma anonima su internet le tavole su cui riversa lesperienza che con i suoi cari si trova a dover affrontare. È il tam tam tra i lettori online a dare visibilità a quella che lautore americano definisce nella prefazione alledizione cartacea "una serie di corrispondenze dal fronte di una guerra in cui la mia famiglia era rimasta invischiata senza la minima preparazione", e nel 2005 il fumetto ottiene il riconoscimento di un Eisner Award nella categoria Miglior Fumetto Digitale.Una lettura dal forte impatto, come ben anticipa e esplicita il titolo, curiosamente non tradotto nella versione italiana. In essa trova asilo uno dei mali che ancora incute, nel suo non essere del tutto sconfitto, timore al solo nominarlo, il cancro appunto, e la persona della cui malattia si racconta è una figura che nel nostro immaginario sociale e culturale probabilmente non ha eguali. Uscendo dallanonimato, infine, Fies ne rafforza la presa empatica attribuendo unidentità ben precisa alla Mom di cui ha raccontato: si tratta di sua madre Barbara e la vicenda narrata è dunque autobiografica.
Elementi che, con un pizzico di cinismo, potremmo definire di "richiamo" e che, in tal senso, possono suscitare la diffidenza del lettore smaliziato perché se è vero che lopinione comune afferma non esserci sentimento più privato del dolore, proprio o altrui, pure è un fatto che il più esibito, esposto, finanche venduto sia proprio il dolore, vero o presunto.
Quel fastidioso "perché"
"Ho creato Mom's cancer perché avrei voluto che qualcuno l'avesse fatto al posto mio", scrive lautore nel tentativo forse di anticipare quel fastidioso "perché" nel quale pare inevitabile scivolare...
In giro per la rete
Mom's cancer
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Associazione Culturale Double Shot
sito dell'Associazione
Bottero Edizioni
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Più che mai nella lettura di una vicenda che va a sollecitare corde profonde e delicate, sarà poi la sensibilità e il vissuto di ciascun lettore ad avere lultima parola, tuttavia non appare azzardato interpretare liniziale trasporre di Fies su una pagina web levolvere della malattia della madre, come un istintivo tentativo non solo di venire a patti con l'esperienza che stava vivendo, razionalizzarla, ma anche di condividerla. Una piccola verità vuole infatti che di fronte ad alcuni eventi per quanto possibili, probabili, certi che possono costellare, costellano, la vita di noi uomini, si ha bisogno di non sentirsi soli. La malattia è uno di questi. Nostra o altrui, non cambia. E sapere che altri hanno già vissuto, sperimentato, superato quanto ci sta capitando, nelle varie vesti, rincuora e incoraggia. Aiuta anche quando l'esperienza è stata negativa, nel suo proporsi come esempio di vita che può essere superato, aggirato, al limite vissuto in maniera differente. Fa appunto sentire meno soli.
Una storia "vicina"
Moms cancer è una storia che è facile da subito sentire "vicina". Vicina per quel suo essere unesperienza vissuta in un contesto comune a persone comuni. Quelle che giornalmente sono alle prese con i piccoli/grandi problemi di sempre, il cui solito e rassicurante trantran talvolta è stravolto dallirrompere di avvenimenti spesso imprevedibili e lontani dalla mente di ognuno di noi.
"Un tempo mi chiedevo come una famiglia unita riuscisse a disintegrarsi di fronte a una crisi. Adesso lo so."
Avvenimenti che inevitabilmente buttano allaria schemi dati per certi, rimettono in discussione equilibri e rapporti tra le persone. Vicina in quel suo ruotare intorno alle strategie del gruppo e non della singola persona coinvolta consentendo al lettore di specchiarsi nelle dinamiche interne di una famiglia che all'improvviso si trova davanti a un evento che appare insormontabile; specchiarsi nel logorarsi dei rapporti perché "[...]ognuno fa quello che può. Ma in questo modo a volte entra in conflitto con gli altri e comunque non basta mai. La posta in gioco è troppo alta". Vicina grazie a un narrare semplice e diretto che privilegia la dimensione quotidiana dellevento vissuto, perché è detto comune che ci si abitui a tutto e dopo il colpo iniziale anche la malattia è riassorbita dalla routine e diventa essa stessa routine nei suoi appuntamenti e nelle sue ritualità...
Ed è proprio nella quotidianità della malattia che si insinua, trova spazio e alimento pure lesasperazione, e la rabbia verso tutto e tutti compreso lammalato, quella persona cara che allimprovviso appare sconosciuta nelle sue imprevedibili reazioni. Trova spazio limpotenza di chi talvolta non può fare altro che stare accanto.
"Alcuni momenti capisci da subito che li ricorderai per tutta la vita"
Emozioni, sentimenti, che Fies consegna al lettore come dati di fatto, elementi emersi nel corso di unosservazione che lha visto parte attiva e che si nutre del lento scorrere di giorni dominati dallo smarrimento, dallattesa per una visita, dalla tensione per un responso, per un esito che ci si augura favorevole. E dalla priorità di far fronte comune alla malattia con tutte le risorse personali e familiari a disposizione, in un continuo ripensarsi per attingere a quanto può mostrarsi utile e dolorosamente escludere chi o cosa tale non si rivela.
Preziosa ironia
Elementi di un insieme complesso che lautore analizza e rielabora facendo dellironia lo strumento privilegiato del suo raccontare. Filtro prezioso che nel porre la giusta distanza dagli eventi, gli consente di affrontarli e restituirli al lettore mettendone in luce gli aspetti non di rado ridicoli e paradossali che sono anche delle situazioni più delicate e impegnative, di infierire talvolta con un poco di cattiveria, di stemperare con misura la forte carica emotiva di alcuni episodi evitandone lo scivolone sul patetico.
Insomma, a onta dellimmagine ospitata in copertina, si riesce a sorridere leggendo Moms cancer; talvolta con una smorfia amara, ma, come vuole con forza la Vita, si sorride. E lo si fa anche grazie a delle soluzioni grafiche fortemente impregnate di quellironia di cui si parlava e il cui effetto è per alcune tavole (poche in verità) accentuato dalla colorazione. E sapendo di fare una scelta scontata segnaliamo in tal senso quelle che vedono i tre fratelli (lautore con le due sorelle) trasformati in supereroi che combattono tra loro scaricandosi le reciproche tensioni e preoccupazioni (pagg. 41-44). Non meno efficaci appaiono altre che si esauriscono nello spazio di una tavola fulminando il lettore con la loro perfetta sintesi: è il caso de "Te lavevo detto" (pag. 26), ma anche "Natura morta in grigio e nero" (pag. 33) o ancora "Chemio-pancetta" (pag. 38). Queste in particolare - accanto a un approccio che privilegia i soggetti e sfuma gli scenari - ne rivelano la loro destinazione prima, quando ancora Fies, nel pubblicarle online, non sapeva se il cancro che aveva colpito la madre sarebbe stato sconfitto o meno, né che Moms cancer sarebbe diventato anche un fumetto cartaceo. E, pur modificando il ritmo della lettura, esse si inseriscono armonicamente allinterno di un insieme che nasce, tavola dopo tavola, come cronaca sincera di un evento terribile e destabilizzante e ignoto nelle sue conclusioni.
E cronaca sincera, ai nostri occhi, è riuscita a essere.
Mom's cancer di Brian Fies- Double Shot, Bottero Edizioni - brossurato, b/n e colore, 128 pagine, 10,00 euro