Il Grifo

quando il fumetto è arte
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Il Grifo

Recensione

Il Grifo prende il volo

Nel 1991, ventisei anni dopo la pubblicazione del primo numero di Linus, nello stesso mese di aprile, fa capolino nelle edicole una rivista che si presenta come la portabandiera del valore artistico del fumetto. La rivista è Il Grifo; il suo direttore è Vincenzo Mollica, giornalista, critico d’arte e critico cinematografico.
La rilevanza del Grifo, in una storia del fumetto, è comparabile a quella di Linus, nella misura in cui entrambe le riviste lavorano per modificare la percezione del fumetto da parte del lettore.
Linus partiva con l'obiettivo di sfatare una concezione diffusa e superficiale del fumetto che lo voleva circoscritto in una dimensione infantile oppure bassamente popolare. Al fine di sostenere il livello artistico delle nuvole parlanti Linus pubblicava opere di qualità di numerosi autori, alcuni erano già noti e venivano riproposti con esattezza filologica, altri erano esordienti o poco conosciuti, ma tutti erano artisti di talento. La rivista si avvaleva della parola critica di intellettuali affermati che dibattevano e spiegavano il fumetto con un approccio critico, tradizionale oppure semiologico, ma sempre di estremo rigore, con lo scopo di contribuire all'assimilazione del fumetto alle altre arti.
Si può affermare che Il Grifo prenda avvio dalle conclusioni di Linus. In altri termini la rivista assume come scontato quel concetto che Linus si era peritato di dimostrare in tanti anni di pubblicazione. Il Grifo parte da un imperativo che non può essere più messo in discussione ed è affermato con forza, quasi con sdegno: il fumetto è arte. Lo asserisce Vincenzo Mollica nel suo editoriale nel primo numero e lo dimostra con la pubblicazione delle cose più belle (e cioè artisticamente valide) che in quegli anni era dato vedere in campo fumettistico.

In giro per la rete

La rivista è stata oggetto recentemente, dal 18 dicembre 2009 al 10 gennaio 2010, di una mostra tenutasi a Napoli: "Il Grifo - storia di una rivista".
Sempre sulla mostra un articolo di Luca Boschi su il Sole 24 Ore

Riviste epocali

Linus, iniziò la sua missione, nella metà degli anni sessanta, rivolgendosi a un pubblico generalmente colto ma anche piuttosto sprovveduto in campo fumettistico, dal momento che il fumetto apparteneva ancora agli oggetti misteriosi ai confini della cultura.
Linus, pertanto, aveva avuto la possibilità di spaziare fra un numero sterminato di opere e di autori, riservando un posto non prevalente agli autori nostrani, nell'ottica di un lavoro di proposta generalista per quanto di alta qualità.
Il Grifo si rivolge, viceversa, a un pubblico oramai smaliziato consapevole del valore del fumetto, dimostrato dalla critica portata avanti dalle precedenti riviste, a cominciare da Linus. La rivista di Mollica non ritene debba essere dimostrato ancora, attraverso ulteriori contributi critici, il significato artistico del fumetto. Dal momento che l’assioma ontologico del fumetto è la propria peculiarità artistica, l’obiettivo prefissato diviene quello di mostrare la forma dell'arte, non di discuterci sopra.
Linus era stata una rivista di critica e di arte fumettistica, Il Grifo si rappresenta come una sofisticata rivista squisitamente d’arte che vuole mettere sotto gli occhi del lettore, in maniera incontrovertibile, l’essenza stessa dell’arte nel fumetto.
Negli anni ottanta erano state numerose le riviste che si erano presentate come portabandiera del fumetto d’autore, senza riuscire a fare breccia nel pubblico dei lettori più vasto che le aveva, per la maggior parte, bocciate con la modalità più significativa: quella del mancato acquisto in edicola. Al disinteresse del lettore distratto si addizionava così lo scetticismo da parte del lettore più preparato che aveva visto nascere (e morire) numerose riviste che si facevano portatrici di un "fumetto d’autore", troppo spesso neanche ben differenziato dall’altro fumetto, quello popolare e seriale, che usciva periodicamente in edicola.
Il periodo di pubblicazione del Grifo è assolutamente in controtendenza rispetto alle mode commerciali, dal momento che la massima parte delle riviste "d’autore", in quel 1991, aveva già chiuso i battenti.
Il Grifo vuole rilanciare il valore artistico del fumetto anche recuperando e correggendo errori commessi da altre riviste. In questo tentativo di far affezionare un lettore disamorato o distratto confida esclusivamente sulla capacità fascinatoria del materiale pubblicato.

Corto Maltese, la rivista
Corto Maltese, n. 1, ottobre 1983

(c) 1983 aventi diritto

Corto Maltese, la rivista<br>Corto Maltese, n. 1, ottobre 1983<br><i>(c) 1983 aventi diritto</i>
Il modello più prossimo alla rivista di Mollica è quello di Corto Maltese - rivista mensile di fumetti viaggi avventure, pubblicata per la prima volta nell’ottobre del 1983. Corto Maltese spiccava, rispetto ai prodotti simili, per la grafica elegantemente curata e per la presenza di contributi letterari. L’obiettivo era quello di presentare, attraverso il denominatore comune dell’avventura, fumetti avvincenti, racconti di viaggio, appunti antropologici.
Il Grifo si differenzia da Corto Maltese per il fatto che non si avvale di pretesti (nel caso l'avventura quale denominatore comune) per affiancare ai fumetti contributi testuali. Il Grifo concentra l’attenzione del lettore sul valore artistico del fumetto. È l’immagine, disegnata o fumettata che sia, il momento centrale della rivista che calamita altri riferimenti, letterari o testuali, che sono incastonati in maniera assolutamente naturale con l’assieme dei figurativi. I testi contribuiscono a interessare l'intelligenza e soddisfare la curiosità del lettore, già accesa da affascinanti scintille visive. I momenti testuali sono ben integrati nel contesto della rivista e non sono mai momento di frustrazione per intrusioni fuori luogo. Nel corso della lettura non si ha mai la sensazione di una iato tra contributi a fumetti e contributi letterari. C’è un armonico fluire del tutto, sebbene sia l’immagine a indurre lo spettatore (sì, è più tale, spettatore piuttosto che lettore) a soffermare lo sguardo sul testo scritto.

Sotto il segno di Fellini

Quando la rivista venne presentata alla stampa dai suoi principali collaboratori (il direttore, Vincenzo Mollica, Vittorio Giardino, Milo Manara), pare fosse presente anche Federico Fellini che però si defilò prima del tempo per evitare così l'assalto dei giornalisti.
Federico Fellini però aveva dato un contributo non da poco alla nascita della rivista. Aveva innanzitutto regalato il suo incoraggiamento spirituale all'amico Vincenzo Mollica e nel concreto aveva offerto la pubblicazione dei disegni dei suoi sogni. Racchiusi in un paio di libroni cui solo i più intimi del regista avevano avuto accesso, i sogni felliniani contemplavano un immaginario fatto di materia onirica sparso in circa 500 disegni. Ambito da numerosi editori il librone felliniano rimarrà inedito sino al 2007. Sarà piuttosto Il Grifo ad ottenere l'ambito riconoscimento di pubblicare alcuni dei più significativi sogni felliniani, accompagnati dalla revisione del testo originale a opera dello stesso Fellini. E' un omaggio che Fellini farà all'amico Mollica ma anche un profondo riconoscimento del regista al mondo del fumetto che aveva stimolato, prima, il proprio immaginario e in seguito costituirà il deposito fantastico più rilevante da cui attingerà per la realizzazione delle proprie opere cinematografiche.

Il sogno del cinese
Il Grifo, n. 1, p. 17

(c) 1991 Editori del Grifo

Il sogno del cinese<br>Il Grifo, n. 1, p. 17<br><i>(c) 1991 Editori del Grifo</i>

La partecipazione di Fellini alla rivista non si limita alla pubblicazione dei disegni dei suoi sogni. Evidentemente soddisfatto della collaborazione con Milo Manara, già sfociata nel Viaggio a Tulum, Fellini si lascia convincere a regalare alle arti fumettistiche un'altra sceneggiatura che riteneva oramai, con tormento, sepolta: Il viaggio di G. Mastorna. La prima parte della storia, con il titolo lievemente modificato in Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet, vede la luce nel 1992, sul n.15 della rivista. La storia non avrà un seguito. Per un impulso, probabilmente superstizioso, del regista, il fumetto si concluderà con la prima puntata e non procederà oltre.

Copertina de Il Grifo che presenta "Il Mastorna" di Manara e Fellini
Il Grifo, anno II, n. 15

(c) 1991 Editori del Grifo

Copertina de Il Grifo che presenta "Il Mastorna" di Manara e Fellini<br>Il Grifo, anno II, n. 15<br><i>(c) 1991 Editori del Grifo</i>

Il primo Grifo: gli artisti e le opere

Milo Manara e Hugo Pratt, dopo l'esperienza comune di Tutto ricominciò con una estate indiana, già pubblicata su Corto Maltese a partire dal primo numero dell'ottobre del 1983, ripropongono il proprio sodalizio artistico nel realizzare l'avventura sudamericana di El Gaucho.

Parte El Gaucho di Pratt e Manara
Il Grifo, n. 1, p. 5

(c) 1991 Editori del Grifo

Parte El Gaucho di Pratt e Manara<br>Il Grifo, n. 1, p. 5<br><i>(c) 1991 Editori del Grifo</i>

Si affacciano tavole inconsuete di Andrea Pazienza, scomparso nel giugno del 1988, che affrescano fiabeschi personaggi, realizzati per un pubblico di bambini e di adulti eternamente fanciulli. Sono tocchi di pittoresca e colorata semplicità che spalancano una finestra su una inedita sensibilità del fumettista inquieto, distante dal tormento e dal sarcasmo che avevano trovato espressione nelle storie più famose.
Vittorio Giardino propone il proprio tratto elegante, con il quale delinea avventure di straordinaria quotidianità animate da personaggi umanissimi, nella storia intitolata La cicala, ambientata nella Cecoslovacchia sovietica.
Tanino Liberatore ripercorre immaginari momenti topici della nostra "antenata", l'austrolopiteca Lucy, in un supplemento alla rivista, formato 22 cm x 13,5 cm, disegnato con la tecnica del carboncino.
Ma è Federico Fellini il vero nume tutelare della rivista. Oltre che con "il sogno del cinese", il regista compare, più o meno subliminalmente, altre volte.

Il tranviere di "Federico"
Il Grifo, n. 1, p. 58

(c) 1991 Editori del Grifo

Il tranviere di "Federico"<br>Il Grifo, n. 1, p. 58<br><i>(c) 1991 Editori del Grifo</i>
Un disegno di Fellini risalente al 1941 (al tempo Fellini collaborava alla rivista satirica il Marco Aurelio) è la testata de Il tranviere, raccontino di Aldo Fabrizi, illustrato da Attalo, famoso caricaturista sullo stesso Marco Aurelio, pubblicato in raccolta nel 1941, in un volumetto dal titolo Mezz'ora con Fabrizi. Il tranviere era uno dei character di Aldo Fabrizi, più famoso e amato, e sarà spunto del film Avanti c'è posto, girato nel 1942, con il soggetto e la sceneggiatura del giovane Fellini. Il raccontino viene adesso riproposto sul primo numero del Grifo, preceduto da una presentazione di Vincenzo Mollica.

Attalo disegna Fabrizi
Il Grifo, n. 1, p. 59

(c) 1991 Editori del Grifo

Attalo disegna Fabrizi<br>Il Grifo, n. 1, p. 59<br><i>(c) 1991 Editori del Grifo</i>
Il volto di Federico Fellini, sulla figura maestosa di Zeus, padre degli dei, raffigurato nell'atto di consolare la ninfa Teti, è riprodotto da Milo Manara con un suggestivo carboncino, nell'illustrazione a corredo della inconsueta proposta dell'Iliade di Omero nella traduzione di Vincenzo Monti.
Il tono alto della rivista si registra evidente in questa forse provocatoria riproposta del testo di un autore protagonista del neoclassicismo italiano, in verità non molto amato, in quanto considerato espressione di aulica letterarietà. La proposta del Grifo dimostra invece che anche i testi di un autore, odiato a scuola, riacquistano un diverso valore, non più intellettualistico ma legato alla sfera delle emozioni, quando vengono corredati dalle evocative illustrazioni di un Milo Manara.

Fellini è Zeus
Il Grifo, n. 1, p. 45

(c) 1991 Editori del Grifo

Fellini è Zeus<br>Il Grifo, n. 1, p. 45<br><i>(c) 1991 Editori del Grifo</i>

Fregi e miniature nel postmoderno

Se si individua nella storia della rivista l'offerta di un prodotto artistico unitario e armonioso, come si è affermato più sopra, in cui testo e immagine assumono la medesima importanza artistica, allora si potrebbe affermare che la vocazione del Grifo percorra un balzo indietro nei secoli. Il Grifo sembra ricucire la iato causata da Gutenberg, quando la stampa separò inesorabilmente il testo scritto dall'immagine. La visione della rivista pare un richiamo agli amanuensi medievali, al tempo in cui il valore del testo era indissolubilmente legato alla fascinazione che veniva dai fregi e dalle miniature.
Ovviamente non è propriamente così. La concezione artistica del Grifo è piuttosto legata alla contemporaneità e deriva dalla precipua convinzione che non esistano confini fra un'arte alta, espressione delle lettere, e un'arte più modesta collegata alla illustrazione e alla raffigurazione seriale. L'ideologia critica del Grifo, in questo senso, si collega alla moderna episteme artistica intrapresa dalla pop art, evidentemente mal recepita in Italia. Il tentativo della rivista di far ammettere il fumetto nel troppo esclusivo club dell'arte non ha sortito i risultati che lo sforzo avrebbe meritato. Ancora oggi l'assioma "il fumetto è arte" suscita perplessità e intolleranze intellettuali. Proprio la morte della rivista nel 1995, dopo 36 numeri, senza rinascite e senza epigoni nel panorama fumettistico italiano, sta a dimostrare quanto siano radicati determinati pregiudizi culturali e sta a malinconica testimonianza dell'impossibilità di realizzare in Italia una rivista d'arte che abbia il fumetto come oggetto e soggetto protagonista.


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