I 2009 albi di uBC!

uno sguardo dello staff sull'anno passato
Articolo di uBC staff |   | classic/

I 2009 albi di uBC!
 

I 2009 albi di uBC!


Pagina 1 *
Pagina 2
Pagina 3

Articolo

Come già  avvenuto in precedenza, anche quest'anno lo staff di uBC intende offrirvi una panoramica delle migliori letture effettuate nel 2009, come sempre limitando la scelta ad albi inediti, pubblicati quindi tra gennaio e dicembre, e tralasciando le ristampe (a parte qualche rarissima eccezione).
Il tutto scelto in modo viscerale ed istintivo, fermandosi solo per un attimo a pensare all'albo più intenso e che più ci ha regalato qualcosa.
Ed ora, come sempre... buona lettura!

"The Boys" & "Back to Brooklyn"

The Boys - testi di Garth Ennis, disegni di Darick Robertson - edito da Panini Comics - 96 pp, col. - 12,00 euro Back to Brooklyn - testi di Garth Ennis e Jimmy Palmiotti, disegni di Mihailo Vukelic - edito da MagicPress - 17x26 cm, 132 pp, col. - 11,00 euro

Finalmente posso scriverlo: quest'anno (il 2009) è stato per me fondamentalmente l'anno di Garth Ennis, che per l'ennesima volta non si stanca di sparare alto, colpendo per converso con colpi sempre più bassi, pestando allegramente etica e (talvolta) grammatica dei comics, supereroistici e non, e dando in definitiva un assetto sempre più solido al suo personalissimo standard di scrittura.
A dirla tutta, infatti, gli stilemi tipici della narrazione dell'autore irlandese a lungo andare si riconoscono, ma la sua bravura negli anni è sempre stata quella di offrire delle prospettive d'interpretazione sempre più variegate, sempre più sfaccettate, così da rendere comunque un senso risultante di perversa originalità (va da sè poi che la bulimia ritmica con cui condisce ogni sua vignetta ben contribuisce a tenere desto - in un modo o nell'altro - il "sense of wonder" del lettore). Quanto detto costituisce, da un lato, la spina dorsale di "The Boys", ennesima miniserie sui supereroi, ennesima rilettura del tema dei supereroi, così come ennesima riproposizione di mille altre cose sui supereroi.. eppure un'opera (tutt'ora in corso di pubblicazione) così "laterale" rispetto alle altre da essere stata ben presto "sfrattata" dai lidi sicuri della DC/Wildstorm per approdare a quelli più perigliosi, e ben più interessanti, della produzione indipendente, da cui è partita la corsa ad un successo inarrestabile.

"The Boys" non è soltanto una serie sboccata, sessualmente esplicita oltre molti limiti, ridicolmente grottesca in alcuni tratti e politicamente più che scorretta in altri: è un affresco che ha un forte spessore fantapolitico, la cui trama principale usa smontare gli stereotipi sui "supertizi" al fine di suggerire con sapiente maestria un disegno di largo respiro.. ma è anche vero il contrario, e cioè che l'aulica complessità dell'ordito non si esime dal rimaneggiare in chiave estrema (o forse solamente sfacciatamente "umana") quell'epica rivoluzione copernicana manifestatasi al mondo sotto il nome di "Watchmen". Come Alessandro Magno risolse l'enigma del nodo di Gordio tagliandolo di netto con la spada, così "The Boys" va finalmente a rispondere alla domanda "chi controlla i controllori?" in maniera recisa, che non ammette ulteriori rimandi, anche e soprattutto perché ben pianificata, e resa in una dinamica tutt'altro che incoerente.
Dall'altro lato, "Back to Brooklyn", presentato per la prima volta alla Fiera di Lucca 2009, ci mostra l'Ennis "neorealista", quello cioè impegnato su tematiche meno astratte (è noto infatti il suo ciclo di storie di guerra), ma non per questo trattate in maniera meno esplosiva, o al limite del surreale; il prefisso "neo" sta ancora una volta ad indicare la sua capacità di ricostruire vite comuni sotto la lente dell'eccesso, rimanendo ciononostante sempre nell'ambito di eventi sì estremi, ma a conti fatti comunque possibili. In questo caso il concetto di estremo è calato nel più classico degli scenari della mafia italo-americana della Grande Mela, tanto da diventare come una forma di "perversa realtà" (per noi), nondimeno perfettamente plausibile all'interno di quel particolare microverso. Qui Ennis si accompagna ai testi ad un altro nome eccellente, vale a dire Jimmy Palmiotti (i due vantano già collaborazioni passate, come in "The Pro"), il quale nella prefazione alla miniserie di 5 numeri, qui raccolta in un unico volume, afferma di essersi ispirato a "..storie e segreti sussurrati, ma mai messi nero su bianco..".
Tutta la crudezza dei codici mafiosi viene qui ostentata senza risalti, nè giustificazioni; è la storia di uomini che compiono azioni immonde perché privi di morale, e di altri uomini che compiono altre azioni altrettanto immonde perché guidati da un senso di giustizia tanto guasto quanto puro: coprire il male con un male ancora maggiore, tutto all'interno di una logica alla quale si può soltanto assistere (e certo rabbrividire), ma senza pretesa di capire. La bravura dei due autori sta dunque nel porsi in una sorta di osservatorio privilegiato, lasciando scorrere sotto di sè un fiume di liquami e pescando di tanto in tanto quel po' che, su una tela acconcia, può addirittura assumere l'illusione di una pittura ad olio di scuola d'avanguardia. Oscar Tamburis

"The Boys" & "Back to Brooklyn"
le copertine dei due albi

(c) aventi diritto

"The Boys" & "Back to Brooklyn"<br>le copertine dei due albi<br><i>(c) aventi diritto</i>

Rat-Man

Rat-Man n.72-73-74 di Leo Ortolani - "Rat-Girl", "E adesso sposami" e "Yellow" compongono una "mini-saga" pubblicata da maggio a settembre da Panini Comics

Il 2009, almeno per quanto riguarda il manga visto dai miei occhi è stato un anno fiacco, fiacco, fiacco! Non solo la quasi totalità delle serie di maggior interesse sono entrate in quel limbo che si chiama "coincidenza con le uscite giapponesi", ma i nuovi arrivi hanno per lo più variato dal "carino" all' "orripilante".
L'arrivo sulla scena della GP-Publishing è stato un fuoco di paglia, cocente solo nella delusione provata nel veder proposto un catalogo infarcito di seinen e shonen che scimmiottano successi esistenti, con al massimo tre titoli che emergono dalla mediocrità ed uno che merita il rogo.
Sul fronte internazionale ci sono state alcune piacevoli letture, ma mi sembrerebbe disonesto ridare la palma a Manu Larcenet, già per me trionfatore lo scorso anno, con "Lo Scontro Quotidiano vol.2" solo perchè è bello quanto il primo.

Allora, barerò un pochettino e la palma di quest'anno va alla trilogia "giapponese" di Rat-Man (pubblicata da maggio a settembre sui numeri 72-73-74), che per aver così brutalmente offeso e dileggiato la scuola fumettistica che preferisco non può che meritare il mio plauso. Inoltre le pagine conclusive della saga, scritte e disegnate da un autore noto per il suo corrosivo cinismo sono tra le più gioiosamente commoventi che io ricordi. Luca Cerutti

Rat-Man
le copertine della "mini-saga"

(c) 2009 Panini Comics

Rat-Man<br>le copertine della "mini-saga"<br><i>(c) 2009 Panini Comics</i>

Caravan

La miniserie Caravan è scitta da Michele Medda, disegnata da un team di disegnatori, ed edita da Sergio Bonelli Editore a partire da giugno 2009.

Nel mondo al di fuori della realtà, il 2009 è stato un anno orribile: terremoti; l'imperversare della più dura crisi economica da decenni e decenni; disoccupazione e quant'altro si può leggere sui giornali. Ma nel mondo reale il 2009 è andato molto bene, e molti ottimi fumetti hanno visto la luce. Sono accadute anche cose sgradevoli, come la chiusura di John Doe e altre testate in buona salute da parte dell'Eura editoriale, ma l'anno si è chiuso bene egualmente perché la rinascita sotto l'egida dell'Aurea editoriale è stata annunciata (chiedo perdono a Isaac Asimov per aver parafrasato il suo "mondo reale" - quello della fantascienza, e il "mondo al di fuori della realtà" - il nostro stesso mondo; come egli scriveva nelle introduzioni alle antologie dei migliori racconti dell'anno (1939-1963) curate insieme a Martin H. Greenberg).

Non è facile individuare il migliore tra quegli ottimi fumetti. Ha brillato di arguzia, acutezza e intelligenza l'annata di Rat-Man; la maestà narrativa di quella di Julia si è levata con placidità sul panorama fumettistico. Pagani&Caluri hanno realizzato con "Don Zauker - santo subito" un volume che da solo fornisce di senso il 2009 del fumetto italiano. E Caravan ha fatto irruzione nello schema eterno della Bonellitudine. Ai quattro un quarto di palma ciascuno, con un quid in più per Caravan, per la novità che sta rappresentando nell'ambito del fumetto SBE.

Essendo un lavoro ancora in progress - e apparendo così unitario e in stretta sequenza anche evolutiva - qualunque giudizio complessivo rappresenta a ogni modo un azzardo; pure, giunti al settimo episodio a fine 2009 (e avendo letto l'ottavo di gennaio 2010) queste caratteristiche che rappresentano la struttura portante della narrazione sono ormai del tutto evidenti. E di certo propongono un decisivo elemento di novità per il mondo bonelliano. Caravan non è un'altra miniserie bonelliana, ma la prima che possa veramente definirsi tale: con la speranza che le possibili evoluzioni da qui al suo termine non risultino - non ce ne voglia l'Editore se la nostra natura sospettosa ci induce a temere un suo intervento in tal senso - in una ritrovata aderenza al canone bonelliano. Vincenzo Oliva

Caravan
la copertina del n.1

(c) Sergio Bonelli Editore

Caravan<br>la copertina del n.1<br><i>(c) Sergio Bonelli Editore</i>


Pag.1/3 :: Continua nella pagina successiva