

75 anni fa L'Avventuroso
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- L'avventuroso inizio del fumetto in Italia
- La rivoluzione di Nerbini
- Alex Raymond
- Un insolito realismo
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L'avventuroso inizio del fumetto in Italia
Di questi tempi è abitudine consultare con cura annali e calendari per carpire il minimo avvenimento del passato che abbia lasciato una qualche traccia, per celebrarne l'anniversario con sontuosa pompa di convegni, servizi televisivi e anche qualche pubblicazione.
Lascia pertanto stupiti che nessuno si sia accorto che nell'ottobre appena trascorso cadeva il settantacinquesimo anniversario della stampa del primo numero de L'Avventuroso nerbiniano. Magari è un segnale preoccupante, di sicuro è una lacuna cui noi di uBC vogliamo porre una pezza.
Sono passati tre quarti di secolo da quel 14 ottobre del 1934, quando L'Avventuroso usciva nelle edicole italiane, pubblicato da Nerbini. Non fu una sortita in sordina. Il primo numero de L'Avventuroso presentava un formato gigantesco (32 X 43) che sovrastava quello dei periodici del genere allora in edicola, quali lo storico Corriere dei Piccoli, Jumbo o il Topolino dello stesso Nerbini. Ma L'Avventuroso non sovrastò i suoi concorrenti solo per le dimensioni, piuttosto entrò trionfalmente in un campo che gli altri periodici, per bambini o per ragazzi che fossero, non avevano neanche intravisto.
La rivoluzione di Nerbini
In primo luogo il settimanale di Nerbini pubblicò senza indugi i fumetti Fumetti. In questo pezzo parleremo sempre di "fumetti" anche se questo vocabolo era ancora sconosciuto alla terminologia dell'epoca. Il termine "fumetto" divenne d'uso comune solo nel secondo dopoguerra. Negli anni dell'Avventuroso, per definire i fumetti, venivano utilizzate delle perifrasi come "storie a quadretti" o "tavole a quadretti". completi dei tanto temuti balloon. Il Corriere dei Piccoli sin dalla sua nascita (1908) li aveva completamente espunti dalle tavole, sostituendoli con versetti rimati a pié della vignetta. Topolino, pubblicando l'omonimo personaggio di Walt Disney, era giunto a una sorta di compromesso. Aveva lasciato sì i fumetti, ma li aveva corredati con le famose strofette, senza le quali pareva che il fumetto in Italia non potesse neppure esistere. Ovviamente queste operazioni avevano svilito il significato delle immagini che divenivano corredo al testo, laddove il fumetto è fusione di testo e di immagine.
In secondo luogo Mario Nerbini, il primo direttore de L'Avventuroso, si preoccupò di fare conoscere all'Italia eroi realistici le cui avventure, per la crudezza, si rivolgevano chiaramente agli adulti.
A dire il vero negli Stati Uniti, il paese da cui venivano i personaggi de L'Avventuroso, il fumetto si era sempre rivolto a un pubblico adulto. Le strip e le tavole venivano pubblicate sui quotidiani, oppure, a colori, sulle pagine dei supplementi domenicali. Fu in Italia, piuttosto, che i fumetti furono ridimensionati e veicolati, con gli opportuni adattamenti, verso un pubblico di bambini.
Le dime novel erano libretti venduti a 10 centesimi ciascuno, da qui il termine "dime", un decimo di dollaro. Dopo la Prima Guerra Mondiale avranno successo i cosiddetti Pulp Magazine, riviste che pubblicavano le storie avventurose di uno o più personaggi popolari. Il termine deriva dalla qualità della carta, di poco valore, in quanto ricavata dalla polpa "pulp" del tronco degli alberi.Con L'Avventuroso, "grande settimanale d'Avventure", l'Avventura con la "A" maiuscola, come recitava il sottotitolo della testata, finalmente, sbarcava in Italia.
La rivista accoglieva l'equivalente a fumetti di un genere narrativo popolare avventuroso che traeva le sue origine dal romanzo gotico e dal feuilleton ottocentesco. Questo genere aveva avuto successo negli Stati Uniti, sin dalla fine della guerra di Secessione, ed era pubblicato su fascicoli venduti a poco prezzo, chiamati dime novel. Nerbini aveva contributo ad affermare il successo del genere anche in Italia, mettendo in vendita, a sua volta, libretti economici a pochi centesimi, i quali divennero presto molto popolari. I personaggi più famosi venivano da oltreoceano ed erano Petrosino, Nick Carter, Buffalo Bill. Veniva pubblicato anche Sherlock Holmes di Conan Doyle e riduzioni di opere celebri come Falstaff (da Le allegre comari di Windsor di Shakespeare) e i Masnadieri (da I banditi del Reno di Schiller).
L'Avventuroso, pubblicando il fumetto avventuroso americano, interessò un target ancora più vasto, che andava dagli adolescenti sino agli adulti. Era la prima volta, in Italia, che il fumetto usciva fuori dal limite dell'illustrazione per bambini per rivolgersi a un pubblico vasto e maturo. In linea con questo obiettivo mutò anche il sottotitolo della testata, al fine di sottolineare palesemente che L'Avventuroso era il "grande settimanale per tutti" (sottotitolo assunto dal numero 47 del 1 settembre 1935).
Il successo de L'Avventuroso, fu tanto clamoroso da stupire persino l'editore. Si arrivò, sin dai primi numeri, a 500.000 copie vendute. Cifre ragguardevoli anche per i giorni nostri, ma assolutamente fuori dell'ordinario per l'Italia di quei tempi, che aveva percentuali nazionali di analfabetismo superiori al 20%.
Il grande settimanale per tutti
L'Avventuroso, n. 47 del 1 settembre 1935, la testata
(c) 1935 Nerbini
Alex Raymond
Il coraggio di Mario Nerbini consistette anche nel dare fiducia grandissima a un giovane autore che aveva esordito appena all'inizio di quel 1934 sulle pagine del New York American Journal, mietendo in effetti un rapido successo. Quell'autore era Alex Raymond. Sulla prima pagina del primo numero de L'Avventuroso appare, per la prima volta ai lettori italiani, inconsapevoli che il colore potesse assumere, sulla carta stampata, una tale fantasmagoria, Flash Gordon, italianizzato in Gordon Flasce. Le due pagine centrali dell'albo sono occupate da un altro personaggio di Raymond, l'Agente Segreto X-9 (Secret Agent X-9), mentre l'ultima pagina è riservata a Jim, l'uomo della Giungla (Jungle Jim), sempre di Raymond. La terza pagina è occupata da un altro fumetto americano, Radio Patrol di Charles Schmidt su testi di Eddie Sullivan.
Gli otto paginoni del primo numero sono completati dalla prima puntata del romanzo cappa e spada di Emilio Fancelli, Filibustieri del Gran Golfo e da due avventure illustrate in cui i fumetti non compaiono.
Si tratta di Dal deserto alla Jungla, riduzione di Paolo Lorenzini dell'omonimo romanzo di Henrik Sienkiewicz (l'autore di Quo Vadis) e de Il cacciatore di serpenti. Le illustrazioni in bianco e nero, riquadrate, vengono corredate, in basso, dal testo scritto. E' evidente l'esigenza di non rompere completamente con la tradizione e di non disorientare del tutto il lettore, mantenendo un filo di continuità con il passato.
Un insolito realismo
I personaggi americani pubblicati, invece, non sono soggetti a compromessi e si presentano con storie particolarmente dure e realistiche.
L'agente segreto X-9 è disegnato da Raymond su sceneggiatura di Dashiell Hammett, il noto giallista rappresentante della corrente hard boiled, cioè di quel genere di giallo che si serve, per coinvolgere il lettore, di elementi quali l'azione veloce, la violenza, il sesso. Il primo episodio pubblicato su L'Avventuroso introduce il lettore al classico mistero dell'omicidio nella camera chiusa, mistero che l'investigatore risolverà più o meno brillantemente nel numero successivo. In ogni caso le avventure che vedranno protagonista l'agente segreto che si fa chiamare Dan, saranno colme di violenze, omicidi e di donne fatali.
L'altro personaggio di Raymond, Jim, l'uomo della Giungla, non è supportato da un robusto soggetto. Le sue avventure sono una sequela di azioni mozzafiato ma poco credibili. Nel primo numero de L'Avventuroso Jim si trova, nel breve spazio di una tavola, a dover uccidere una tigre, salvare il suo "servo", catturare una pantera e affrontare un avversario armato di pistola.
Raymond attutisce la crudezza degli eventi che investono Flash Gordon trasportandoci in un clima di fantascienza dorata
Raymond invece attutisce la crudezza degli eventi che investono Flash Gordon trasportandoci in un clima di fantascienza dorata che spesso abbandona per donarci il piacere di assaporare il gusto delle armi, degli amori e dei guerrieri delle fiabe antiche.
In effetti, più che per la durezza delle scene, Gordon crea qualche imbarazzo all'editore italiano per la superfice di pelle nuda di belle eroine, ancelle e guerriere che viene esposta alla vista del lettore. In molti casi la censura sarà spietata, come già spiegato in Le (s)fortune italiche di Flash Gordon.
Per amor del vero bisogna sottolineare che, al di là dei limiti dettati dalla morale dell'epoca, L'Avventuroso, tentò di rispettare l'impostazione originale. Il formato stesso del periodico fu studiato, probabilmente, anche per esaltare le tavole di Raymond che correderanno sempre la copertina de L'Avventuroso e, dal n. 21 dell'8 marzo del 1935, anche la pagina finale. Almeno fino al n. 206 del 18 settembre 1938, quando, per ragioni politico-culturali, il personaggio scomparirà per sempre dalle pagine del settimanale.
A partire dal marzo del 1935, quando Raymond amplierà il formato delle vignette originali, passando da quattro a tre serie di vignette per tavola, L'Avventuroso sarà costretto a pubblicare un numero inferiore di serie di vignette in orizzontale. Per adeguare gli spazi si proverà allora ad alzare l'altezza delle singole vignette aggiungendo elementi inesistenti negli originali. Il risultato, per quanto filologicamente esecrabile, è tuttavia passabile. Comunque L'Avventuroso si preoccuperà di rispettare la struttura originale evitando di rimontare le tavole. Sarà osservato un certo rispetto nei confronti dei colori originali anche se la retinatura tipografica, in molti casi, distruggerà gli effetti originali.L'ordalia su L'Avventuroso
L'Avventuroso, n. 33 del 26 maggio 1935, ultima di copertina
(c) 1935 Nerbini
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