Disabili di carta

la rappresentazione della disabilità nei fumetti
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Recensione

Il cinema è per propria natura ingordo di storie da raccontare e per questo, come abbiamo visto, attinge a piene mani dalla produzione letteraria. Ancora più stretto, per certi versi, è il rapporto tra il mondo dei film e quello dei fumetti, che da sempre presta alla cinepresa eroi ed avventure. E che negli ultimi tempi ha saputo aprire le proprie strisce anche alla disabilità.

Nella scelta delle opere da recensire abbiamo privilegiato sinora un approccio di tipo specialistico: ci siamo limitati ad esaminare l’aspetto che più ci interessava, cioè la rappresentazione della diversità e della disabilità nei film e nella letteratura. Dopo numerosi articoli di questo taglio, crediamo sia arrivato il momento di avanzare alcune considerazioni sul cinema in genere e sui suoi rapporti con la letteratura e con l’altro genere visivo-letterario: il fumetto.

Arte applicata e arte pura

Uno degli aspetti distintivi tra cinema e letteratura è che il primo è una forma di arte applicata, mentre la seconda è una forma di arte pura. Il cinema, in altri termini, non può esistere senza una serie di strumenti tecnici indispensabili alla realizzazione del film (primo fra tutti la cinepresa). La letteratura, viceversa, è una forma di arte estremamente immediata e richiede solo una penna e un foglio di carta per poter liberare la creatività.

Va detto anche che il cinema, molto più della letteratura, proprio per i costi che comporta è strettamente legato alla logica industriale del profitto: un film è concepito dalla macchina cinematografica per incassare almeno quattro volte il suo costo (diversamente si parla di flop). È forse opportuno quindi che anche noi teniamo in considerazione tale imbarazzante ma imprescindibile elemento quando, in questa sede, presentiamo le nostre analisi ed esprimiamo i nostri giudizi.

I generi cinematografici

Cercheremo allora di individuare solo due nodi fondamentali: la filosofia con cui è stata trattata la disabilità nei fumetti e la presenza di personaggi o protagonisti disabili nella letteratura a fumetti.

Per creare una remunerativa forma di affezione con lo spettatore, il cinema ha fatto nascere diversi generi. Il genere cinematografico in un certo qual modo definisce un contratto con lo spettatore assicurandogli elementi ricorrenti anche se non sempre ripetitivi. L’invenzione del genere riduce la possibilità che il film deluda lo spettatore ma soprattutto facilita lo spettatore stesso nell’individuazione del prodotto più affine ai propri gusti e alle proprie esigenze.

Questa logica si applica bene a “Figli di un Dio minore”, film che parla del mondo dei sordi e che potrebbe deludere lo spettatore più smaliziato proprio per la grande fama che lo precede. Risulta infatti una pellicola fortemente legata al modello hollywoodiano del genere, nel caso la commedia romantico-sentimentale. Ma proprio per questo, nel momento in cui inserisce tra i protagonisti una ragazza sorda, acquista una efficacia e una incisività culturale superiore in quanto normalizza l’anormalità, introducendo problematiche “altre” in un contesto familiare allo spettatore. Il quale, in questa maniera, non rifugge dall’opera, ma ne acquisisce inconsapevolmente le problematiche e le suggestioni e le fa proprie.

Cinema e fumetti

Il rapporto tra cinema e letteratura risiede soprattutto nel fatto che il cinema si ispira alla letteratura prendendone in prestito o mutuandone stimoli, personaggi o situazioni. Familiarità più intime invece uniscono fumetto e cinema. Anche il fumetto è un prodotto prevalentemente industriale e commerciale. Questo dipende in particolar modo dal fatto che una serie a fumetti implica investimenti a medio e lungo termine che coinvolgono figure diverse: l’editore, il soggettista, lo sceneggiatore, il disegnatore ecc.

Anche nel caso dei fumetti esiste una notevole differenza fra la produzione italiana e quella americana ove l’impronta industriale tayloristica (da catena di montaggio) è molto più spiccata. Infatti mentre in Italia non è raro il caso in cui soggettista, sceneggiatore e disegnatore coincidano, come nel caso di Luca Enoch, creatore e disegnatore di Gea, negli Stati Uniti la divisione dei ruoli è particolarmente accentuata, tanto che spesso anche il passatore di china è persona diversa dal disegnatore.

Così come avviene d’altronde nel cinema hollywoodiano, ove il regista ha un ruolo prettamente tecnico che spesso si riduce esclusivamente alla ripresa del film, mentre nella tradizione europea l’autore del film è colui che cura tutti gli aspetti dell’opera (si pensi a Fellini ma anche agli autori del realismo italiano e della nouvelle vague francese).

Dunque il fumetto, come il cinema, per assicurare al proprio lettore la persistenza di determinati elementi che lo interessino e lo affascinino nel lungo periodo provocando affezione, si risolve in generi che spesso mutua dal cinema (comico, western, fantastico ecc.). Molto spesso è successo che personaggi dei fumetti siano divenuti protagonisti di film (Spiderman, X Man, i Fantastici Quattro, Superman, Batman, Dick Tracy) mentre si è verificato più raramente il fenomeno opposto e quando si è verificato ha avuto quasi sempre carattere di provvisorietà finalizzata a promuovere un film o sfruttarne il più possibile il successo.

La diversità illustrata

Ma arriviamo alfine al punto che più ci interessa: la trattazione della diversità nel mondo dei fumetti. Lo faremo avvalendoci anche di un prezioso libretto che, al di là del titolo non proprio felice, si rivela una preziosa fonte di informazioni. "Diversabili - Figli di una nuvola minore?" (a cura di Stefano Gorla e Paolo Guiducci) è il catalogo di una mostra dal titolo omonimo che si è tenuta a Rimini nel luglio 2001.

DiversAbili - figli di una nuvola minore?
la copertina disegnata da Claudio Villa

(c) Cartoon Club

DiversAbili - figli di una nuvola minore?<br>la copertina disegnata da Claudio Villa<br><i>(c) Cartoon Club</i>

Il libretto si rivela, già ad una rapida lettura, un completo compendio sulla disabilità come è stata trattata nei balloon (le “nuvolette” in cui trovano spazio i dialoghi, NdR) spaziando dai Disney ai Bonelli, dai Manga ai Supereroi. Il catalogo non si sofferma solo sugli eroi dei fumetti che in qualche modo possono essere considerati disabili, ma anche su quei personaggi minori che per peculiarità fisiche o caratteriali si scostano dal concetto di normalità come banalmente definita dalla nostra società. Sarebbe certo interessante proporre un’indagine onnicomprensiva su questo binomio ma lo spazio non ce lo consente. Cercheremo allora di individuare solo due nodi fondamentali: la filosofia con cui è stata trattata la disabilità nei fumetti e la presenza di personaggi o protagonisti disabili nella letteratura a fumetti.


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