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" L'uomo delle stelle "

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Storie di ordinaria follia: uomini che vedono ragni ovunque, ragazze di 15 anni che parlano ai cavalli, donne che per uccidere indossano una tuta spaziale e usano un siringone per elefanti... insomma sono...

Tutti pazzi per Brendon
recensione di Alessandro Franchini



TESTI
Sog. e Sce. Claudio Chiaverotti    

Eccoci arrivati al settimo appuntamento con il nostro cavaliere di (s)ventura. La recensione di questo albo si presenta alquanto ostica dato che si presta a due piani di lettura: quella col cervello in modalit� "off" e quella col cervello in modalit� "on".

La prima modalit� pu� essere dovuta a vari fattori: noiose ore di viaggio in pullman, lunghe attese nelle stazioni ecc. In tutte le occasioni in cui l'imperativo categorico � "fai passare il tempo in qualche modo", "L'uomo delle stelle" � sicuramente una lettura valida. Un inizio con un combattimento drammatico, il furto di Falstaff, l'inseguimento nel deserto, la citt� dove iniziano gli omicidi misteriosi. Buono il ritmo e l'accavallarsi delle situazioni, finale concitato con colpo di scena d'obbligo sull'identit� dell'assassino e sorpresa finale garantita dall'intervento semi-divino del disco volante. L'unico difetto di questo albo � che non viene tenuta in conto dall'autore la possibilit� che questa storia possa anche essere letta e non solo subita passivamente.

Certo nessuno si aspetta che mastro Chiaverotti partorisca una perla nera ogni due mesi. � anche vero per� che la qualit� della serie non ha mai avuto un'impennata significativa. Anzi questo ultimo numero si colloca decisamente sui livelli del primo. Gi� la semplice idea di partenza da cui tutta la storia prende il via � ridicola; un trekker trova nel deserto una bambina di due o tre anni sola e in evidente stato confusionale, e allora decide di portarla in un manicomio. Fermiamoci un attimo a ragionare. Revan rapisce Shirllen la notte di S. Lorenzo e la porta fuori citt�, vede il disco e scappa verso casa terrorizzato. Sempre la stessa notte ritorna accompagnato da Tyldeen. Tutto in una notte. Ergo questo posto non � molto lontano dalla citt�. Quindi ora il problema � immedesimarsi nel trekker: dopo avere trovato la bambina deve decidere se portarla al manicomio distante un giorno di viaggio o se passare per la citt� vicina per sentire se magari qualcuno la conosce almeno di vista. Naturalmente la soluzione pi� logica salta agli occhi di tutti, ma lo spettacolo deve continuare, cos� il buon trekker in barba alla sua (e alla nostra) intelligenza scorta la bambina dove sappiamo.

Non finisce certo qui. La storia, nata da un antefatto illogico, si trascina avanti dribblando i vari ostacoli narrativi introducendo di volta in volta i pi� svariati artifici. Shirleen deve fuggire a cavallo di Falstaff? Ma com'� possibile, si chiede meravigliato il lettore, Brendon e il suo cavallo sono insieme da 15 anni! Nessun problema, ci rassicura il paterno Chiaverotti, dovete sapere che la ragazza ha una particolare empatia per gli animali, anzi quasi quasi parla la loro lingua segreta. E Tyldeen? Come fa a correre con indosso una tuta spaziale? E perch� la tuta fa FFF-SSS? I suoi meccanismi funzionano ancora? Qui l'autore sorride sornione. Mistero della fede. Dogma brendoniano.

Il vero problema � che accanto a queste "licenze poetiche" sono affiancate delle pesanti e pedanti spiegazioni. Chiaverotti ha la strana capacit� di riuscire a sottintendere quello che dovrebbe essere spiegato e di spiegare diffusamente le scene che il lettore avrebbe piacere di interpretare. Cos� ci troviamo Tyldeen che per pagine intere ci racconta tutto per filo e per segno, il rapimento, il veleno, dove ha preso la tuta e bla bla bla... mancava solo che ci facesse l'elenco di ci� che aveva mangiato in quegli ultimi giorni. Oppure ecco delle tempestive didascalie che ci illustrano vita, morte e miracoli dell'UFO. Apprendiamo che � una sonda, che non aveva equipaggio, le celle solari e bla bla bla... E il numero di targa? Si � scordato! Le spiegazioni chiaverottiane imperversano anche in quelle rare scene dove finalmente riesce a dare un po' di spessore e di pathos ai suoi personaggi. Esemplare la vignetta della moneta di pag.29, commentata benissimo dal nostro Paolo Ottolina (prover� indegnamente a parafrasarlo :-). Shirleen si ritrova sola in una citt� sconosciuta. Arrivata al mercato decide di fare provviste e al momento di pagare tira fuori una moneta chiedendo titubante: "Una regina... � questa?" Una scena quasi toccante, se volete. Con questa semplice frase viene evocata la disgraziata vita della ragazza, costretta a crescere in un manicomio, isolata dal mondo. Ma ecco che mentre stanno crescendo compassione e simpatia per la poverina, piomba il Chiaverotti e ci piazza nella stessa vignetta un altro balloon che recita: "ce n'erano un po' nella bisaccia del cavallo". Ecco che per l'ennesima volta l'autore uccide l'interpretazione del lettore, frena ogni possibile ragionamento o elucubrazione non lasciando nulla al caso; tempestivo e fuori luogo come sempre.

Questa "doppia verit�" � applicata da Chiaverotti in maniera ingiustificabile. O si spiega tutto al lettore o niente. Se proprio si deve spiegare la moneta, l'UFO, il dove ha preso la tuta spaziale, allora si deve anche spiegare seriamente come fa la ragazza a montare Falstaff, come fa a saltare un cancello altissimo (neanche fosse Tex Willer), come si pu� correre con una tuta spaziale indosso. La storia � sceneggiata in maniera tale da fare pensare che Chiaverotti o non ha voglia di scrivere, o considera il lettore un "minus habens", o non � proprio in grado di raccontare una vicenda in maniera coerente. � come se l'autore avesse prima scritto la trama generale o poi si fosse concentrato su come collegare le varie scene. Se riusciva, portava il lettore per mano dentro fino al pi� piccolo e insignificante dettaglio, altrimenti passava oltre facendo l'indifferente. Non � questo il modo di raccontare una storia: non � corretto stilisticamente, ma soprattutto non � corretto nei riguardi di chi compra l'albo.

Non parliamo poi delle singole scene. Per Toutatis! Questo numero sette potr� essere usato come il "Bignami dei luoghi comuni". La pazzia rende insensibili ai proiettili, Revan che scappa e si ritrova nell'onnipresente vicolo cieco, l'assassina che torna sul luogo del delitto, la finta anticipazione di pag.45, il patetico dubitare delle proprie capacit� di Stalkan ("Ci vuole un massaggio al cuore! ... ne ho fatti tanti quando ero medico... sar� ancora capace?", la risposta � ovviamente s�), fino ad arrivare all'immancabile cattivo che per centrare una mucca a dieci passi ha bisogno di una batteria di missili a puntamento laser. Possibile che in un mondo dove regna la violenza, nessuno sappia sparare ad un uomo da dieci metri di distanza? Mark confessa di non essere un gran tiratore�e allora perch� mira alla testa? Perch� non fa qualche passo avanti? E perch� Brendon rimane fermo ad aspettare la sua morte? Si � sempre - dico sempre - buttato per schivare i colpi! Che avesse avuto una visione sull'imminente intervento dell'UFO? Mah... comunque Mark � solo l'ultimo di una lunga serie di perfetti inetti, non sto adesso a farvi l'elenco... o s�? Ma si v� :-)

  • numero 1: vengono sparati a Brendon due colpi quasi a bruciapelo; colpito di striscio al braccio destro
  • numero 2: nessuno gli spara
  • numero 3: due raffiche da una decina di metri; mancato completamente
  • numero 4: balestra nascosta sotto il tavolo; mancato
  • numero 5: nessuno gli spara
  • numero 6: massimo della finezza; � notte e Brendon � al galoppo. Malcolm gli spara da lontano e lo colpisce (di striscio ovviamente). In seguito Malcolm gli spara ancora alla cieca ma a distanza ravvicinata e lo colpisce non gravemente al fianco
  • numero 7: Mark a dieci metri riesce a sbagliare colpendo il braccio destro
E vi ho risparmiato le varie coltellate/accettate che il nostro eroe ha sempre invariabilmente schivato! E vi risparmio anche i commenti sulla scena finale. L'amarezza regna sovrana...

E Brendon? Dopo tutto il fumetto ha il suo nome, no? C'� comunque poco da dire. Come nel numero precedente si trascina dietro gli eventi e capisce ci� che gli accade intorno solo quando ci va a sbattere col muso. Serve giusto nel finale, quando deve far fuori l'assassina spaziale. Per il resto del fumetto ha la funzione di zeppa, funge da "riempitivo" di vignette. Brendon che viaggia nel deserto, Brendon che gira la citt�, Brendon che fissa ebete il disco volante. E come se non bastasse fa pure la figura del fesso: � infatti una perla la scena dell'"Aspettami qui": alzi la mano chi ha pensato anche solo per una frazione di secondo che Shirleen non sarebbe sparita...

Altro punto di forza di tutto l'impianto narrativo sono i dialoghi. Dopo la "grande tenebra" devono avere studiato tutti il manuale "I 100 aforismi pi� famosi", non c'� altra spiegazione. L'elenco � troppo lungo, bisognerebbe scrivere un articolo a parte (e forse arriver�); basti ricordare la gente che sfotte l'ubriaco, il rozzo fabbro, l'astrofilo che crede agli uomini delle stelle, l'assassina che voleva trasformare in incubi i sogni della ragazza... Amarezza & Tristezza.



DISEGNI
Dis. Giuseppe Franzella    

Franzella non ci mette niente di suo per risollevare questo albo. Molte vignette sono buttate via e spesso il tratto � sporco e impreciso. Belli ed espressivi i primi piani degli occhi, mentre le espressioni di tutto il viso dei personaggi risultano un po' legnose. Una grossa pecca � nella realizzazione grafica di Brendon stesso, che si ritrova con degli zigomi talmente marcati da assumere a volte il ghigno tipico di Joker.



GLOBALE
 

Ho dato -7 perch� meno non si pu� dare con il sistema di voti di uBC :-). Non male, comunque, la copertina di Roi: il tratto � sempre un po' spigoloso, ma tutto sommato � la parte migliore di questo albo...

Come direbbe Brendon: "Tra scherzosa finzione e tragica realt� il salto � breve".
 

 


 
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