Eroi di Macallè, Gli
l'epica resistenza italiana nel forte assediato
Scheda di P.Laricchia | | bonelli/


IT-VNASC-6

Eroi di Macallè, Gli
- Trama
Seguito ed epilogo dell'episodio precedente. L'attesa finisce e Vittorio può finalmente combattere ed affrontare Volto Nascosto. Ras Macconen assedia la fortezza di Macallè dove l'esercito italiano è costretto ad organizzare un'improvvisata resistenza.
Valutazione
ideazione/soggetto






6/7
sceneggiatura/dialoghi






6/7
disegni/colori/lettering






4/7







sceneggiatura/dialoghi







disegni/colori/lettering







76%
data pubblicazione Mar 2008
testi (soggetto e sceneg.) di 
disegni (matite e chine) di

copertine

tavole o vignette


tag
Macallè, assedio, scontro, esercito, coraggio
Annotazioni
Commento critico
Vittorio non delude le aspettative nella sua prima effettiva azione di guerra: prende l'iniziativa, non si risparmia e amministra le risorse da abile stratega riuscendo a respingere i primi attacchi nemici scavalcando quasi sempre il Maggiore Galliano nelle decisioni e nella gestione delle risorse. Lassedio e la difesa della Fortezza occupano quindi la parte centrale dellalbo, mentre in quella conclusiva, dopo che l'esercito italiano ha avuto modo di dimostrare il proprio coraggio e la propria prontezza, abbiamo infine quello che era forse uno dei momenti maggiormente attesi dal lettore: lo scontro tra Vittorio e Volto Nascosto. Vittorio, in perlustrazione con il suo battaglione, incontra la leggenda Ascara e può finalmente affrontarlo: breve e privo di pathos questo incontro/scontro tanto atteso, con Vittorio che ha la meglio sul nemico, cogliendolo di sorpresa, ma che poi soccombe in modo rocambolesco e viene fatto prigioniero. I disegni di Roberto Diso non coinvolgono mai del tutto, salvo forse nelle scene notturne, dove il suo giocare con le ombre rende più convincente i tratti dei personaggi che per la maggior parte della storia sono poco definiti.Note
- Anche in questo albo assistiamo agli attriti interni allesercito Ascaro, ma stavolta Volto Nascosto afferma esplicitamente che non è sua intenzione scavalcare lautorità di Ras Maconnen: afferma infatti di ricusare questi giochi di potere perseguendo, come solo obiettivo, la liberazione della propria terra.
- Se lintero assedio ci permette di constatare il coraggio degli italiani impegnati in una difesa senza speranza, comparando il loro eroismo alla corruzione degli alti ranghi dellesercito, la guerra ci permette anche, a pag.50, di comprendere come non ci fosse una reale saldatura in questo tra Abissini (più di 1000) e Italiani (circa 170). Difatti i primi si rifiutano di impegnarsi in azioni suicide ed è lo stesso artificiere Moltedo che si arrende allimpossibilità di costringere gli autoctoni a lottare per una causa che, al momento, pare debole anche a lui stesso. Solo il coraggio (o lingenuità) del Carabiniere Eugenio Bianchi smuoverà la situazione.
- Alla fine della prima offensiva lesercito italiano ha tenuto:
Macallè è ancora italiana. Ma questa estrema resistenza non rappresenta certo una vittoria, lesercito avversario è ancora forte e pronto a logorare, o eventualmente distruggere, quello italiano. Circostanza evitata dalla firma della resa, annunciata nelle pagine finali, il 19 gennaio con il conseguente abbandono della fortezza al Negus (tuttavia, questo epilogo non viene narrato). - Pag.69, Volto Nascosto è vittima di un nuovo malore e chi lo soccorre vede come prima soluzione quella di levargli limpiccio della maschera. In effetti i sintomi del suo malore (mancanza daria) vedrebbero magari utile tale gesto, ma questo viene sempre impedito, o dallo stesso Volto Nascosto o da un suo affiliato.
- Pag.71, a
Roma , in piazza Colonna, possiamo farci un'idea del malumore italiano nei confronti della guerra, che infatti in questa fase si fa più acuto. In Italia, le continue sconfitte in Africa cominciano a mobilitare difatti una certa diffidenza che diventerà esasperata dopo Adua. A pag.72, Ugo fa però notare al suo amico lambiguità di tale atteggiamento. - Pag.85, Vittorio si imbatte in un villaggio da poco depredato. Suo malgrado scopre che gli artefici di tale scempio sono stati proprio gli italiani e non impiega molto a farsi un idea del responsabile: il Generale Arimondi. Il Generale (rappresentante dei vertici dellesercito italiano) può così diventare, forse, la prima figura interamente negativa di questa storia.