Le vie dell'indeterminatezza

Roi e Barbato, o della grande aspettativa
Recensione di , col contributo dello staff |   | bonelli/

Le vie dell'indeterminatezza
UT 1

Scheda IT-UT-1

Il primo numero di UT, la nuova miniserie Bonelli in 6 numeri targata Paola Barbato e Corrado Roi, non è semplice da recensire. In primo luogo perché divide i lettori, esattamente come ha diviso lo staff di uBC tra coloro che hanno visto qualcosa di buono e coloro che hanno citato la corazzata Potëmkin di fantozziana memoria. ;)

E’ sicuramente un n.1 atipico, che scaraventa il lettore in medias res senza fornirgli molte indicazioni sull’universo di UT, e che soprattutto non si conclude con l’albo stesso, dato che l’ultima tavola termina con "fine prima parte". Difficile quindi farsi un’idea sufficientemente precisa dei contenuti della miniserie, tutt'al più si può parlare di suggestioni, più o meno positive.

Le differenze con altri n.1 Bonelli non finiscono qui: anche l'involucro è inedito. La copertina è ruvida, grezza, introduce bene al mondo aspro che si trova al suo interno. Una sensazione tattile che si sposa perfettamente con quel che si sta per leggere.

UT è indubbiamente un affascinante soggetto di puro fantastico

Una volta entrati nel mondo di UT, si viene scaraventati in "un universo immaginifico totalmente inedito, surreale, fiabesco" (Davide Bonelli) dove UT sembra essere il protagonista, impegnato a custodire una misteriosa mastaba ed un altrettanto misterioso ultimo rappresentante della sua specie. Nel mezzo, una miriade di personaggi e luoghi che appaiono e scompaiono: l'entomologo Decio, il gatto Leopoldo, l'archivista Batta, il possidente Caligari, la bambina che si nutre di fiabe, le vie della fame dove ci si orienta grazie agli odori.

Copertina UT n.1
disegni di Corrado Roi

(c) 2016 Sergio Bonelli Editore

Copertina UT n.1<br>disegni di Corrado Roi<br><i>(c) 2016 Sergio Bonelli Editore</i>

Qui inizia la prima spaccatura: questa moltitudine di personaggi, ambientazioni ed elementi è un soggetto "sconclusionato" oppure "intrigante"? Dando fiducia agli autori, è indubbiamente un affascinante soggetto di puro fantastico. Un pezzo di legno si anima e vive strane avventure con grilli e fate turchine, finendo anche impiccato. Una bambina insegue un coniglio in ritardo e cade in un buco, dove incontra fiori animati, gatti che spariscono e regine vendicative. Un'altra bambina vola via in un tornado e finisce in un regno con streghe buone e streghe cattive, scimmie volanti e maghi falsi. Un ragazzino legge un libro e ne diventa il protagonista. Un servitore tonto con la maschera ciondola in un mondo cupo dove incontra personaggi cupi, con un micio che gli fa compagnia. Tutti esempi di narrativa fantastica al livello più puro. In realtà, secondo Tzvetan Todorov per essere "fantastica" una narrazione deve prevedere che anche il protagonista, come il lettore, sia incerto su quel che sta vivendo, in quanto non rispetta le consuete leggi a cui è abituato (Alice, Dorothy, Bastiano), tuttavia UT pare altrettanto perplesso ed ignorante del mondo in cui vive da poter calzare comunque su questa descrizione.

L'atmosfera è la cosa più importante, poiché il criterio definitivo di autenticità (del fantastico) non è la struttura dell'intreccio, ma la creazione di un'impressione specifica. (...) Ecco perché dobbiamo giudicare il racconto fantastico non tanto dalle intenzioni dell'autore e dai meccanismi dell'intreccio, ma piuttosto in funzione dell'intensità emozionale che provoca. (...) Un racconto è fantastico semplicemente se il lettore avverte profondamente un senso di paura e di terrore, la presenza di mondi e di potenze insolite.
H.P.Lovecraft, "Supernatural Horror in Literature"
Questo primo numero è perciò suggestivo, intrigante e (ma?) al contempo intangibile e indeterminato

Specularmente, però, questo tipo di scrittura, che per certi versi pare richiamare Kafka e i suoi romanzi surreali, potrebbe andare avanti all'infinito, senza alcuna reale programmazione iniziale se non dei punti "cerniera". Da una vignetta all'altra si può scrivere di tutto senza che ci sia alcun effetto sull'economia della storia se non raccordare le 96 pagine. E' una modalità di scrittura difficile, perché bisogna essere visionari, ma allo stesso tempo facile, perché se si è abili visionari, tutto il resto diventa una passeggiata, in quanto trattandosi di una dimensione kafkiana, ogni incongruenza verrà giustificata come un effetto di questa dimensione a metà fra il reale e l'onirico.

Questo primo numero è perciò suggestivo, intrigante e (ma?) al contempo intangibile e indeterminato: non si riesce quindi a capire quale sia la via che percorrerà la serie, perché entrambe sono fattibili. La questione dell’indeterminatezza, se così vogliamo chiamarla, consente tutte le interpretazioni sinora espresse, ma le consente non perché la natura del narrato sia chiara e distinta ma perché, a livello strutturale, non è possibile avanzare un giudizio compiuto. In che senso? Ci sono dei passaggi che non solo sono oscuri ma che se venissero lasciati così sarebbero dei veri e propri errori di sceneggiatura, tuttavia se venissero chiariti secondo regole precise e comprensibili allora renderebbero "reale" il mondo fantastico di UT.

 

UT in cerca della bambina
pag.32, UT 1

(c) 2016 Sergio Bonelli Editore

UT in cerca della bambina<br>pag.32, UT 1<br><i>(c) 2016 Sergio Bonelli Editore</i>

 

In questa indeterminatezza, i disegni di Roi sono però una certezza: un capolavoro. Intensi, suggestivi, sporchi e comunque sempre comprensibili e mai fini a loro stessi. Le zone grafiche ambigue, in cui i chiaroscuri si compenetrano, riportano il tutto ad una dimensione eterea, dove l'atmosfera diventa protagonista: le mezzetinte, usate in più punti da Roi, permettono di ottenere una vasta gamma di sfumature con un maggiore effetto (foto)realistico che, per contrasto con il mondo palesemente irreale di UT, generano un’atmosfera di sospensione.

Attraverso la commistione delle diverse sfumature create con l’ausilio delle mezzetinte ogni tavola crea una sorta di inquietudine che si esprime negli sguardi, nelle ombre, nelle posture, e nello scenario tutto, fino ad una sottile angoscia che permea l'albo, e che si sposa perfettamente con le suggestioni fantastiche degli autori.

Questa sottile sensazione di inquietudine viene sottolineata dalla presenza degli occhi. Occhi che guardano. Che osservano. Che spiano. Sentirsi spiati genera appunto inquietudine. Le ombre dietro le spalle, lo stesso. Ne risulta un’atmosfera senza dubbio sognante ma che al contempo è pervasa da un senso di velata preoccupazione: ecco quindi che i disegni di Roi, uniti ad un soggetto "a tema", creano complessivamente una narrazione sospesa, intrigante, senza tempo e senza luogo. Dove la premessa fondamentale, qui forse più che altrove, è sospendere l'incredulità e lasciarsi portare in giro per le vie della fame guardandosi attorno.

Che questo guardarsi attorno porti ad una soddisfazione per quel che si vede, oppure ad un senso di fastidio, beh... è impossibile deciderlo con questo primo numero.

"Quindi lo compro o no? Mica ho capito, eh...."

, se si ama la narrativa fantastica, il nonsense, le atmosfere surreali. Se piace il tratto oscuro di Roi. Se non si ha paura di restare senza risposte. Perché l'augurio è che parte delle risposte arrivino nel corso della miniserie, che ora che ha creato l'aspettativa ha l'arduo compito di rispettarla. Noi attendiamo fiduciosi...



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