

Le Storie 12
La sindrome di Dio
Scheda IT-LSTR-12
- Pazienza del destino, La
tra i segreti di Hollywood
Anteprima
- Le Storie... sotto il segno dell'Avventura
16 tavole e 4 cover in anteprima
Un burattinaio all'opera
Il complesso di Dio. O una sua apprezzabile approssimazione: un complesso del burattinaio. Sotto le spoglie di una narrazione dalle forti coloriture noir e hard-boiled, abilmente orchestrata, Paola Barbato imbastisce larchitettura articolata della rappresentazione di unanima difficile, complessa, ambigua, disturbata.La pazienza del destino conferma leccellenza della collana delle StorieSotterraneamente perché anche in chiusura dellalbo, al termine del lungo racconto di Douglas dove ogni cosa trova il suo posto, ogni dettaglio la sua spiegazione e ogni attore il suo destino, tuttavia Douglas continua in qualche modo a sfuggire restando sotto traccia. I suoi moventi sono chiari; il suo ethos appare delineato nelle poliedriche e cangianti sfaccettature che il racconto fa affiorare; molti aspetti della sua psicologia emergono in tutta evidenza e si impongono al lettore: su tale ultimo punto vi è un deciso momento di verità quando a pag.104 Douglas va concludendo la sua storia di Barry Melville/
Douglas Monroe è un personaggio difficile da dimenticare, sotterraneamente affascinante.Lo schermo di Vinnie/Barry può al massimo suggerirci una specularità/complementarietà di Douglas; Paola Barbato non concede altro alla storia e al lettore, rendendo in tal modo il racconto molto più stimolante e avvincente. Sotterraneamente infine, perché il suo apparente defilamento e la sua sfocatura permettono il suo insinuarsi lento, sotto traccia, allattenzione del lettore. Con quella faccia da Humphrey Bogart che gli autori gli hanno affibbiato è chiaro da subito che Douglas è un personaggio importante, ma proprio perché essa lo viene a caratterizzare immediatamente come "Il detective" è anche un dettaglio fuorviante, che solo sotterraneamente verrà sanato, e comunque mai del tutto: la sola categoria nella quale appare inquadrabile Douglas è quella più vaga e al contempo completa che ci sia: umano.
Un burattinaio come opera
Douglas, come colei che ha scritto la sua storia, si prende il diritto di governare le vite di chi si sottrae al suo controllo e viola i confini della sua realtà: è arduo rinunciare alla fascinazione dellaver visto in atto attraverso le modalità di azione di Douglas Monroe il processo creativo dellautrice e ancor più il suo rapporto con i personaggi che ella crea.Chi o cosa abbia forgiato la personalità di Douglas per come essa è resta ignoto. Il lettore assiste agli eventi che il suo delirio di onnipotenza suscita, mette in moto e conduce a termine. È sin da bambino che Paola Barbato ce lo mostra già così, quando interviene in difesa di Vinnie contro un gruppetto di bulletti campagnoli. Non gli piacciono "quelli che se la prendono con i più deboli": questo è chiaro ed è vero, ma diverrà chiaro in seguito che il motivo per cui non gli piacciono è perché nella realtà di Douglas Monroe solo Douglas Monroe è intitolato a governare gli eventi. Attraverso un personaggio mostrato come deus ex machina Paola Barbato fa emergere un uomo che si sente Dio, o almeno un burattinaio. O meglio: una scrittrice. Douglas, come colei che ha scritto la sua storia, si prende il diritto di governare le vite di chi si sottrae al suo controllo e viola i confini della sua realtà: è arduo rinunciare alla fascinazione dellaver visto in atto attraverso le modalità di azione di Douglas Monroe il processo creativo dellautrice e ancor più il suo rapporto con i personaggi che ella crea. Lelaboratissimo piano attraverso il quale Douglas riconduce lesistenza di Barry/Vinnie allinterno del suo ordine delle cose è un trionfo di complessità e precisione paranoiche, lopera darte di un burattinaio (o appunto di una scrittrice dallinnegabile talento). Un burattinaio complessivamente benevolente, ma non per questo meno pericoloso. Ambiguo. Umano. E come tale mai completamente conoscibile. Sono le pieghe in ombra di questa ambiguità e le profondità serrate di questa complessità a fare di Douglas un personaggio reale, lasciato al giudizio del lettore, alla capacità del suo occhio di osservarne i gesti e ascoltarne le parole come farebbe con il vicino di scrivania o il compagno di viaggio sul treno.
Un burattinaio con i suoi burattini
Paola Barbato è una narratrice nata; le sue prime rozze storie per Dylan Dog non nascondevano il suo talento, lurgenza di raccontare ciò che ha dentro e che appariva insopprimibile. Non nascondevano neppure, però, come le mancasse, fosse ancora appunto rozza, la tecnica professionale. Ma la tecnica si può imparare, laddove invece la capacità di narrare è qualcosa che la vita stratifica in noi negli anni formativi (come ha sicuramente fatto in Douglas, sebbene per pudore Paola Barbato non ce lo mostri). E ben difficilmente è qualcosa che può apprendersi scolasticamente come la tecnica dello sceneggiare o dello scrivere frasi che "funzionano". Sulle pagine di Dylan Dog e altrove, gli ultimi anni mostrano una Barbato sempre più padrona degli strumenti del mestiere e la cui abilità narrativa va ulteriormente maturando e affinandosi. Il Boia di Parigi è storia forse più avvincente della presente, ma contiene ancora elementi di squilibrio, e un eccesso pur veniale della necessità di piegare gli eventi e i significati storici alle suggestioni del bel racconto e della tesi da dimostrare. La pazienza del destino mostra un equilibrio pressoché perfetto, i due livelli della storia si fondono armonicamente pur restando ben distinti. Il canovaccio della caduta di Barry/Vinnie è un contenitore che avvolge la figura gigantesca di Douglas Monroe/Paola Barbato adattandovisi come una pelle sottilissima, che lasci affiorare in rilievo il suo contenuto, mostrandone la forma e nascondendone gli aspetti più intimi.A rendere avvincente il racconto è labilità di narratrice di Paola Barbato e la mano sempre più sicura della professionista. Cole, Jolie, Malcolm, il regista Kerr, il detective Stockwell sono tutti personaggi che la narrativa, il fumetto, il cinema noir e hard-boiled ci hanno fatto conoscere fino alla nausea, alla base vi sono schemi narrativi di estrema essenzialità; Paola Barbato ce li fa digerire una volta di più perché vi troviamo dentro le persone che incontriamo ogni giorno, quelle che vorremmo incontrare, quelle a cui vorremmo sfuggire.Un contenitore e un contenuto che lautrice popola di figure delineate in modo classico, perfino di maniera, ma che sa rendere realistiche con larte di dialoghi asciutti e a un tempo suggestivi e ricchi di atmosfera, attraverso inquadrature e una scansione della narrazione molto regolari e in grado di restituire la quotidianità dimessa della vita così come laccendersi del furore, il precipitare della paranoia, lerosione spirituale della meschinità. Perché al di là del personaggio di Douglas, del fascino della sua psicologia frastagliata e della sua anima sfuggente, il racconto della caduta di Barry/Vinnie è una lettura che si fa con divertimento. La storia è ampiamente già vista, ampiamente già raccontata, i personaggi principali e quelli di contorno sono da manuale. A rendere avvincente il racconto è appunto labilità di narratrice di Paola Barbato e la mano sempre più sicura della professionista. Il discrimine quando si maneggia un materiale ricorrente, quando si mettono in scena degli stereotipi, è nella capacità di farli fuoriuscire dallo stereotipo creando delle figure autentiche di esseri umani e facendo assaporare al lettore la quotidianità della vita nel succedersi degli eventi narrati. Sta nellabilità di disseminare quelle infinitesime differenziazioni che trasformano schemi narrativi raccontati innumerevoli volte in un quadro nuovo proprio come nella nostra vita i giorni e gli eventi possono succedersi apparentemente uguali ma sempre diversi.
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