Shanghai Devil 3
Scheda IT-SHDEV-3
Durante il cammino verso nord, in direzione della regione dello Shandong, si
consuma magistralmente il confronto tra Ugo Pastore e Ha Ojie: uniti dal
supremo potere dell'amicizia, i due coetanei, ruotando ciascuno intorno al
proprio asse, proiettano i riflessi policromi di personalità decisamente
differenti e, in alcuni punti, contrapposte: in una festa in maschera
ambientata in un febbraio sperduto nelle pieghe del tempo, il primo
indosserebbe gli eleganti quanto spessi abiti del Dubbio, il secondo
quelli primaverili, leggeri, della Immediata e Pratica Linearità del
Pensiero.
Ugo Pastore e Ha Ojie
Tavola di Stefano Biglia, pag.18
(c) 2011 Sergio Bonelli editore

Così, mentre l'incapacità di calibrare il giudizio sulle effettive misure di
situazioni potenzialmente pericolose, la donna di Feng e il teatro
all'aperto sopraelevato - sulle cui assi i piccoli salti si mutano in balzi prodigiosi
agli occhi di chi guarda dal basso - spadroneggiano nella testa del giovane
artista cinese, il ragazzo romano attraversa i cunicoli angusti e in
penombra della propria coscienza, diretto verso la piena e definitiva comprensione
del fatto che il terreno degli ideali non è altro che un piccolo appezzamento di
terra rossa e fertile accerchiato dalla flora selvatica che impera nel campo
immenso della cruda realtà.
«Quando credo di fare la cosa giusta, faccio quella sbagliata.»: più volte
Ugo pone questo concetto, come un'amara didascalia, ai piedi di fotogrammi che
lo ritraggono avvolto nelle spire di una triste rassegnazione, vinto dall'idea
di non avere carte utili nella partita che lo vede sfidare il proprio destino;
più volte se ne rammarica, sputando fuori il suo disagio, quasi fosse un veleno
da espellere prima che compia il suo tragico compito.
Nessuno scambi questi punti della sceneggiatura per mere ripetizioni, per
dialoghi privi della necessaria efficacia: niente di tutto questo, solo il
naturale rumore amplificato dei passi di Ugo in cerca dell'uscita.
Nelle campagne dello Shandong - dove gli odori e le atmosfere tipiche delle
grandi risaie sono stati cancellati per lasciare il terreno ai colori e agli
effetti dell'oppio, nel rispetto di una logica commerciale voluta e imposta
dagli Stati stranieri e destinata a corrodere con implacabile determinazione
le fondamenta delle strutture socio-economiche del Celeste Impero -, le
intense sfumature della gioventù dei protagonisti mutano nelle diverse gradazioni
del nero che graffia ferocemente l'esistenza della famiglia di Meifong.
Il ritorno a casa di Meifong
Vignette di Stefano Biglia, pag.37
(c) 2011 Sergio Bonelli editore

«Perché non sei rimasta a Shanghai, figliola mia? Qui le cose vanno sempre
peggio...»: non un abbraccio tra la madre e l'ex prostituta del bordello di
Madame Niang ferita nell'anima dal volto del padre moribondo scolpito dalla
malattia con l'impegno di un artista senza senno: solo queste poche parole
che, dopo essere rimaste per alcuni istanti sospese nell'aria come panni stesi ad
asciugare al freddo dell'inverno, si rivelano perfette nel dimostrare la
capacità di amare di un genitore, di quell'essere umano così meravigliosamente
complesso da saper rinunciare a una parte di sé, a una figlia, pur di non
vederle condividere una quotidianità ricca di rinunce e miseria.
Sì,
Shanghai, con il suo porto, le sue strade, i suoi teatri, le sue luci, è
davvero lontana, distante da qui molto più dei seicento chilometri di cui
blaterano le cartine geografiche.
E il Fiume Giallo che decide di presentarsi mostrando i sogghignanti
connotati di un'alluvione è un attore che sbaglia i tempi, che entra in scena nel
momento meno opportuno per impersonare un sarto in grado solo di coprire l'orrore
con altro orrore.
Alluvione!
Tavola di Stefano Biglia, pag.85
(c) 2011 Sergio Bonelli editore

Un'avventura splendida - ottimamente interpretata dai disegni di un
bravissimo
Stefano Biglia -, attraversata per intero dal torrente di un amore, quello
tra Meifong e Ugo, narrato secondo ritmi e accenti capaci di renderlo figlio del
suo tempo, di una
Cina di inizio Novecento.
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