Prospettiva Dix


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Assi cartesiani: ritmo

Il ritmo, dei tre suddetti assi, costituisce forse l’aspetto meno riuscito, quello verso il quale il controllo dell’autore è stato meno serrato. Anche sotto tale profilo può rivelarsi funzionale una valutazione distinta della serie intesa nel suo insieme e per singoli numeri. All'interno della mini molteplici rimandi tematici e stilistici creano una tela di interconnessioni attraverso parallelismi più o meno evidenti tra i diversi numeri. Se ne possono proporre alcuni esempi, partendo da una semplice concordanza a senso, come quella che lega i nn. 3 e 9, accomunati dalla presenza di un'icona sacra, quella di "Nostra signora delle api", e la concretizzazione letterale di questa immagine, con lo spirito di una donna che agisce attraverso il condizionamento di tali insetti per consumare le proprie vendette; altro elemento che può istituire una liaison fra storie è il tema dell'isomorfismo fra il concepimento di un'opera d'arte e la vita delle persone che con essa hanno a che fare: è ciò che avviene nei nn. 9 e 12, in cui, a distanza di secoli, degli individui comuni rivivono gli stessi eventi legati alla genesi di un dipinto, che si tratti della sottrazione di una bambina alla madre, con tutto l'orrore che ne scaturisce, piuttosto che della prigionia di una sessualità ambigua e sofferta; in terza istanza vi è anche la mera ricorsività di alcune componenti narrative, come la casa sul dirupo dei nn. 1 e 10, la cosiddetta "casa dell'impiccato"

Il ritmo, dei tre suddetti assi, costituisce forse l’aspetto meno riuscito, quello verso il quale il controllo dell’autore è stato meno serrato.
(o forse "dei doganieri", seguendo una suggestione montaliana), teatro degli scontri di Dix contro la propria coscienza e luogo in cui si assommano le sue più tetre paure; o ancora il tema dell'arte come proiezione psicanalitica di una volontà umana distruttiva nei nn. 2 e 7, dove l'essenza totemica di alcune esotiche pitture parietali e gli inquietanti abitatori dei lavori di Henri Rousseau calcano le strade di Amsterdam inducendo alla morte e alla disperazione, incolpevoli esecutori di mali liberati su istigazione di infamie tutte umane; infine, l’insistita presenza, in particolare dal n. 10 in avanti, di un nodo tematico d’assoluto rilievo quale la dialettica che si instaura tra sguardo degli occhi e sguardo della mente, filtrata attraverso la sensibilità di artisti quali Cezanne, il Tintoretto e Monet: un’esigenza di affinamento dei mezzi percettivi in grado di guidare l’individuo oltre le rassicuranti convenzioni e semplificazioni del dato sensibile.

Nella casa dell'impiccato è l'Arte a osservare il reale
"La casa dell'impiccato" (di Ambrosini-Bacilieri), p. 20

(c) 2009 Sergio Bonelli editore

Nella casa dell'impiccato è l'Arte a osservare il reale<br>"La casa dell'impiccato" (di Ambrosini-Bacilieri), p. 20<br><i>(c) 2009 Sergio Bonelli editore</i>

Al contrario, il ritmo dei singoli numeri è qualcosa di abbastanza diverso ed è da intendersi come elaborazione di scansioni narrative congruenti e non disequilibrate. Nel succedersi dei volumi ci si imbatte non di rado in sequenze dalle finalità puramente riempitive, in cui non solo non accade nulla, ma non accade per fin troppo tempo, con ricorrenti cali di interesse da parte del lettore. A ciò si aggiungano dei giri di pagina spesso ineleganti (cambi narrativi alla seconda striscia di pagina) e una non sempre adeguata concatenazione delle vignette (la prolissità di alcune scene rende didascalico il protrarsi di alcune situazioni, mentre in altre lo stacco fra una vignetta e quella che la precede o segue risulta grossolano o addirittura oscuro).

Assi cartesiani: armonia

Adesso non resta che chiedersi se Dix sia riuscito o meno a superare la sfida della coerenza fra intenti iniziali e risultati finali, e a un simile interrogativo bisogna rispondere facendo scivolare lo sguardo lungo il terzo asse cartesiano, quello della profondità, che abbiamo proposto di definire come armonia,

L’idea complessiva che ci si è formata è quella di una serie disorganizzata, ambiziosa ma non audace, naïf eppure priva di quel rigore necessario a conferire forza e determinazione alla semplicità.
la capacità dei diversi piani di lettura (e dunque di analisi) di accordarsi l’un l’altro in modo da ottenere un’unità compiuta e organica. Purtroppo anche questa ricerca ottiene esiti piuttosto carenti e parziali, dal momento che l’idea complessiva che ci si è formata è quella di una serie disorganizzata, ambiziosa ma non audace, naïf eppure priva di quel rigore necessario a conferire forza e determinazione alla semplicità. Due osservazioni possono corroborare quanto appena sostenuto: anzitutto il formato di 126 tavole appare spesso sproporzionato rispetto alle reali esigenze dell'autore, il che allarga le trame testuali fino alla perdita del controllo e della capacità di ordinamento dei singoli elementi formali e contenutistici; pressoché ogni episodio esibisce inoltre uno scontro con armi da fuoco, grottesca circostanza in cui ogni incredulità viene sospesa e il protagonista, altrimenti dimesso e indolente, si ritrova a fronteggiare masnade di spietati criminali con l'infallibile accuratezza di un sicario, uscendo sempre vittorioso e sostanzialmente indenne dal conflitto.

Tali componenti, affiancate a quelle finora elencate e a non poche altre ancora, rendono il dipanarsi della vita cartacea di Jan farraginoso o, per non allontanarsi dall’ambito semantico musicale, cacofonico. Ciononostante anche in tanta confusione, proprio come nei quadri di Pollock, si intuisce la presenza di un campo magnetico che non consente la deriva delle varie parti, ma pervade debolmente il quadro d’insieme e permette di coglierne una natura tutto sommato solidale: questo filo sommerso è l’insieme dei frammenti del discorso amoroso di Jan e Annika.


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