Che cosa ci sarà mai di così civile in una guerra?

Lilith, la secessionista
Recensione di  |   | bonelli/

Che cosa ci sarà mai di così civile in una guerra?
Lilith 4

Che cosa ci sarà mai di così civile in una guerra?

Scheda IT-LILITH-4

Il primo western non si scorda più!

Nella prima storia western realizzata e sapientemente illustrata da Luca Enoch nella sua ormai ventennale carriera, emergono alcune delle debolezze della miniserie dedicata alla sanguinaria cronoagente Lilith. La possibilità di saltare da un periodo storico all'altro consente all'autore milanese di variare di continuo ambientazioni e caratterizzazioni, e tale aspetto pur rappresentando sicuramente una sfida continua per il suo talento di disegnatore, va a discapito della costruzione attorno alla protagonista di un adeguato cast di comprimari, elemento che ha sempre rappresentato uno dei punti di forza delle sue opere precedenti. Possiamo affermare allora tranquillamente che procedendo nella lettura di Lilith si inizia ad avvertire una certa nostalgia di Kate, di Abe e di tutti i graffitari del Macondo di Sprayliz e di Leo, Sigfrido e del mitico Bluto di Gea.
Sia ben chiaro si sta parlando di una storia realizzata da Luca Enoch, per cui la sceneggiatura è assolutamente adeguata, e i dialoghi in alcune occasioni brillanti. Come di consueto la caccia di Lilith diventa il pretesto per svelarci i segreti del sanguinoso passato della specie umana, mentre dato che l'ambientazione dell'avventura di questo mese riguarda la Guerra di Secessione americana ecco apparire in rapida successione i primi sommergibili, le truppe irregolari, gli immigrati tedeschi e la Ferrovia Clandestina che si occupa di far fuggire al nord gli schiavi, un inedito e giovanile Jesse James, il massacro di Lawrence e perfino una tribù indiana. Tutti questi elementi contribuiscono a rendere ineccepibile il soggetto dell'avventura, cui viene a mancare però nella fattispecie e a differenza del numero precedente dedicato alla Grande Guerra, il pathos della narrazione. Le peripezie di Lilith che vagabonda da uno schieramento all'altro dei contendenti in campo non bastano a fare appassionare alla vicenda, tanto più che la conclusione dell'avventura non può che portare all'atteso omicidio che blocca la germinazione del Triacanto.

Una continuity che avanza

Lentamente progredisce la continuity della miniserie: l'atteggiamento dello Scuro è sempre più misterioso, e apprendiamo che il Cardo (la cui natura vegetale dovrebbe far riflettere) non può fare del male a Lilith e alla sua guida nel corso delle loro missioni, ma esclusivamente fermarli. Il fatto poi che in questi primi quattro numeri a macchiarsi di tutti i crimini siano sempre e solo degli appartenenti alla razza umana, spinge a ritenere che probabilmente la divisione tra buoni e cattivi non sia così netta nello scontro tra gli uomini e il Triacanto.
Per la prima volta poi vediamo gli effetti che gli interventi di Lilith producono sul corso della storia, con l'apparizione di legionari romani e ufficiali giapponesi della seconda guerra mondiale, con incisi che rimandano ad una sostanziale somiglianza nella crudeltà di tutti i conflitti umani. Il doversi confrontare di continuo con tali efferatezze non può non influire sulla personalità della giovane Lilith che non riesce in questa avventura a trattenersi dal punire le truppe sudiste di William Quantrill. L'inutilità del suo intervento, per salvare persone che nella sua prospettiva sono ormai morte da millenni, ci conduce al commovente finale con il ricordo della madre che le legge la poesia di William Blake cui deve il suo nome. "Cavalcando con il diavolo", Lilith n.4, testi e disegni di Luca Enoch, 132 pp., b/n, brossurato, Sergio Bonelli editore, semestrale, giugno 2010, 3,50€

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