Una piccola storia

calma piatta all'orizzonte
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Una piccola storia
Caravan 4

Una piccola storia

Scheda IT-CRVN-4

La scommessa di Caravan

C'è un rischio che incombe sul Caravan di Medda, un rischio più angosciante delle "strane nuvole" comparse su Nest Point, più distruttivo delle armi dei militari, più insidioso dei dissidi fra i personaggi. Il rischio che si insinuava sin dall'inizio della narrazione (e che pure il lettore più appassionato scacciava come un pensiero molesto) era quello che la scintilla, intrigante seppur non originalissima, da cui scoccavano le vicende, altro non fosse che una semplice cornice narrativa entro cui inserire le normali avventure dei protagonisti della serie.

I successivi due numeri in qualche modo confermavano questa sensazione. Però, l'alta tensione del racconto, la scrupolosità nella descrizione e nell'ambientazione e, senz'altro, l'originalità dei moduli narrativi, lasciavano ancora in sospeso quel dubbio molesto che però incombeva sempre insistente.

Nei primi Caravan siamo rimasti affascinati da una narrazione atipica rispetto ai consueti schemi narrativi bonelliani. Il racconto parlava di personaggi normali, con i loro dubbi, fobie, debolezze, lontani anni luce dall'eroe archetipico. Il fascino derivava in gran parte dalla rappresentazione della normalità contrapposta alla straordinarietà dell'ambientazione, ove una lunga schiera di veicoli si inoltra verso il nulla, scortata da uno strapotere in assetto di guerra, pressante ma asettico, fisicamente prossimo, consueto nei modi ma con il quale è impossibile un chiarimento, un colloquio, una qualsiasi forma di umana cordialità.

Solo in questo contesto si risolveva il grande interesse che suscitavano i protagonisti di Caravan. Certamente al di fuori dell'ambientazione di straordinaria realtà le faccende private della famiglia Donati avrebbero perso del tutto valore e si sarebbero dissolte nella vastità di mille vicende umane, tutte uniche, tutte irripetibili, ma nessuna degna di venire narrata in un racconto più o meno a fumetti.

Ah quale crudelta!
Caravan 4, p. 69

(c) SERGIO BONELLI EDITORE 2009

Ah quale crudelta!<br>Caravan 4, p. 69<br><i>(c) SERGIO BONELLI EDITORE 2009</i>

Dissolvenze

La narrazione di questo quarto numero inizia mantenendo inalterate le tensioni dei numeri precedenti. Anzi inserisce nuovi elementi che ispessiscono le psicologie dei protagonisti principali della serie (che poi sono quelli che compongono la famiglia Donati). Lo scadimento abissale dell'albo si ha con il racconto della storia del personaggio che dà il titolo all'intero episodio: la storia di Carrie Shawnessy. Quello che lascia perplessi è l'utilizzo banale che si fa di ingredienti narrativi che già di per sé sono degli stereotipi. Prendi un padre violento e alcolizzato (che però ha le sue giurstificazioni perché penalizzato da un brutto incidente), mettici a fianco una moglie sottomessa e timorosa, una figlia brutalizzata ma ribelle, un saggio vecchietto con un glorioso passato che riscatta la giovine virgulta, usa un bel flashback per raccontare tutto ed ecco fatto un bel racconto buono per tutti gli usi. Va bene per Caravan, ma anche per Julia, per Dylan Dog come per Brendon, ma sarebbe inseribile persino in un Zagor e, con un po' di impegno, in tutte le compagini delle serie Bonelli. Peccato che siano storie già viste e straviste.

Insomma alla fine si ha la sensazione che tutto quanto sia pretestuoso per andare avanti di un altro numeretto. E risorge allora legittimo il timore che la trama principale non sia altro che un pretesto per raccontare storie banali attinte a piene mani da un immaginario cinematografico vetusto, riproposto senza neanche troppo impegno creativo.

Per questo numero è stato così, ci auguriamo di essere smentiti sin dal prossimo.

I ritmi di Medda

La professionalità del Medda sceneggiatore non è messa in discussione. La storia mantiene sempre buoni ritmi narrativi, con dialoghi serrati e inquadrature molto spesso azzeccate. Da segnalare l'utilizzo, in alcune tavole, di quattro serie di vignette in verticale, anziché tre, come di consueto avviene nei fumetti Bonelli. Una scelta narrativa forse resa indispensabile dalla necessità di far rientrare l'interminabile vicenda di Carrie in un unico albo (in cui si racconta anche di altro) ma che comunque si rivela azzeccata.

Una buona sequenza narrativa
Caravan 4, p. 50

(c) SERGIO BONELLI EDITORE 2009

Una buona sequenza narrativa<br>Caravan 4, p. 50<br><i>(c) SERGIO BONELLI EDITORE 2009</i>
Questa soluzione offre l'opportunità di presentare lunghe prospettive orizzontali con effetti, anche in questo caso, molto interessanti
Le tavole contrapposte, una di una serie verticale di quattro e l'altra di tre, ottengono un effetto complementare. La tavola composta da serie di quattro velocizza il ritmo della narrazione, quella con tre serie di vignette la rallenta. Utilizzata nel modo giusto questa alternanza più offrire effetti narrativi spettacolari. Molto spesso le tavole con serie di quattro presentano altezze diverse. Questa soluzione offre l'opportunità di presentare lunghe prospettive orizzontali con effetti, anche in questo caso, molto interessanti.

Caravan e i suoi disegnatori

Caravan sinora ha piuttosto deluso per quanto riguarda i disegnatori che si sono susseguiti. Con l'eccezione del numero 1, disegnato da un buon De Angelis, comunque non al livello delle sue migliori prestazioni, dobbiamo registrare risultati non all'altezza per quasi tutti i numeri.

Maresta, il disegnatore di questo quarto numero, si allinea alla media. Il tratto di Maresta è preciso e dettagliato per quanto riguarda i ritratti e le persone, frettoloso ed elementare per quanto riguarda la definizione dei veicoli e, in genere, la rappresentazione degli esterni che comunque, in un episodio claustrofobico qual è questo, sono molto pochi e ristretti in piccole vignette.



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