Il lato oscuro della giustizia
riflessioni sull'episodio finale di Demian e sull'intera miniserie
Recensione di M.Cappelli | | bonelli/
Il lato oscuro della giustizia
Scheda IT-DEMIAN-18
- Ultima ora, L'
valutazione (5,5,5) 70%
La fine della corsa
Cataclismatico finale della miniserie Demian che, con questo episodio, ha concluso il suo cammino nelle edicole italiane, non senza l'annuncio da parte dell'autore Pasquale Ruju di un albo speciale in preparazione che sarà illustrato, in parte, anche dal copertinista Alessandro Poli.
Il creatore della serie e sceneggiatore Ruju ha chiuso in maniera adeguata le trame presentate negli albi precedenti. La continuity interna si è rafforzata a partire dal n.12 ("Fraternité"): i soggetti dei vari numeri si sono intrecciati, con episodi che si sono aperti esattamente dove si concludevano i precedenti, e con personaggi, più o meno principali, che riappaiono in continuazione. Alla sofferta storia d'amore tra Demian e
Il creatore della serie e sceneggiatore Ruju ha chiuso in maniera adeguata le trame presentate negli albi precedentiBisogna riconoscere a Ruju il tentativo, con quest'ultima avventura, di offrire un soggetto differente, unito ad una sceneggiatura che ha avuto nelle numerose scene d'azione i suoi momenti migliori, impreziosita da piccole perle come il conto alla rovescia che ciclicamente rammenta al lettore che si tratta proprio dell'avventura conclusiva di Demian. Conteggio che avviene nel racconto di Marie Velasco, che si rivela essere, solo per l'ultimo numero, la narratrice misteriosa (ruolo in precedenza ricoperto dal padre di Demian). Non completamente riuscito l'inserimento di alcune scenette ironiche che, probabilmente, in una storia così ricca di colpi di scena (forse non tutti plausibili) hanno avuto il ruolo di bilanciare la drammaticità della narrazione. La sceneggiatura si snoda agilmente tra il flashback iniziale con l'attacco al
L'andamento troppo oscillante ha reso Demian una miniserie solo parzialmente riuscita.
Al succedersi dei colpi di scena ben si prestano il tratto sporco e i neri pieni di Maurizio Di Vincenzo, coadiuvato per l'occasione dall'esordiente in casa Bonelli Cristiano Spadoni. Di Vincenzo si è mostrato a suo agio, come di consueto, nelle scene d'azione e capace di non rendere particolarmente netto il passaggio tra un'ambientazione e l'altra e tra i differenti toni del soggetto. Buona la resa dei personaggi, soprattutto quella di
Un andamento oscillante
E' difficile in ogni modo tracciare un giudizio su questo numero conclusivo senza considerare l'andamento, a volte troppo oscillante, dei precedenti 17 albi; oscillazioni, comprese quelle riguardanti la parte grafica, che hanno reso Demian una miniserie solo parzialmente riuscita.Il primo nodo da affrontare è sicuramente l'equivoco iniziale: Demian è stato presentato, sin dall'albetto introduttivo distribuito gratuitamente dalla casa editrice nelle varie fiere del fumetto, come una serie che si collega al noir francese, con tanto di eccellente rubrica in quarta pagina curata da Maurizio Colombo. Se si confrontano però i pur discreti soggetti della serie alla seguente definizione del genere interessato riportata nel n.7, ad opera dello scrittore francese Jean-Patrick Manchette:
"Il buon romanzo noir è un romanzo di critica sociale, racconta vicende criminose, ma cerca di fornire un ritratto di una società in un certo luogo e in un certo momento"si capisce immediatamente che c'è qualcosa che non quadra.
Demian è rimasto una figura non compiutamente delineata a causa della scelta di non affrontare in maniera completa le inquietanti contraddizioni che lui, vero e proprio "giustiziere della notte", porta con sé.Le avventure mozzafiato dell'eroico Demian, cresciuto da una confraternita segreta che dai tempi di
L'emergere del passato del protagonista nelle storie non ha giovato completamente al lievitamento qualitativo della serie, probabilmente a causa della scelta di non affrontare in maniera completa le inquietanti contraddizioni che Demian, un vero e proprio "Giustiziere della Notte", porta con sé, lasciando di fatto le chevalier una figura non compiutamente delineata. Demian resta un personaggio incapace di sottrarsi a un destino di violenza, di amare compiutamente la sua donna, di distaccarsi dalla Fraternité, la setta che con i suoi intrighi gli ha sconvolto la vita. Demian è un uomo diviso che non sa che fare, che come il Lancillotto descritto da
Particolarmente forzato è sembrato il rapporto che Demian ha costruito con suo padre, che si è fatto credere morto per trent'anni per indagare su chi dall'interno stava minando la compattezza della Fraternité. Demian accetta abbastanza tranquillamente questa situazione e dopo un alterco passeggero è pronto a riabbracciare colui che lo ha abbandonato ancora bambino.
A condizionare negativamente alcune storie sono stati talvolta dei dialoghi ingenui e ridondanti e i troppi finali mal congegnati
Ancora meno chiaro è apparso il rapporto tra Demian e la Fraternité, la casta dei Chevaliers, "terrificante" setta segreta che vuole proteggere l'umanità da se stessa, ricordando vagamente gli Uomini in Nero di Martin Mystère. Il binomio Demian/Fraternité può richiamare quello classico Tex Willer e Ranger del Texas: "non ne faccio parte, però sono pronto ad intervenire al minimo accenno di crisi".
La sequenza che forse più di tutte spiega quanto sia poco chiaro questo rapporto è nel n.2 ("La nave fantasma"), pag.12-24: Demian interviene per interrompere la vendita all'asta di un gruppo di giovani donne, freddando a pistolettate tre uomini, solo per scoprire che la metà delle donne sapeva benissimo, e probabilmente accettava, che quella notte sarebbe stata venduta, e per consentire a Tristan di affermare che alcune di loro torneranno sulla strada, ma che almeno adesso potevano scegliere. Demian non fa una grinza rispetto al fatto di aver effettuato un massacro per nulla...
A condizionare negativamente alcune storie sono stati talvolta dei dialoghi ingenui e ridondanti e i troppi finali mal congegnati: come nel n.9 ("La pista degli sciacalli"), o con presunti "cattivoni" che si pentono all'ultimo momento, come è il caso di antagonisti anche ben delineati come
Un'occasione mancata
Demian è stata una collana discreta, con un notevole n.1, contraddistinto da un originale stile di narrazione, che forse ha generato più aspettative di quanto la serie è stata in grado di esaudire.Gran parte dei personaggi principali delineati sono a tutti gli effetti incapaci di rapportarsi serenamente al loro passato.Lo stesso titolo di quell'albo, "Il ricordo e la vendetta", può essere preso addirittura come la chiave di lettura dell'intera collana. Gran parte dei personaggi principali delineati sono a tutti gli effetti incapaci di rapportarsi serenamente al loro passato: è il caso di Demian e
La miniserie nel complesso ha riscosso un buon successo di vendite, e la preparazione dell'albo speciale sta a dimostrarlo, in virtù probabilmente anche del fatto che ben si è inserita nella tradizione bonelliana, sia per quel che riguarda la costruzione delle storie che per quel che concerne la caratterizzazione, anche grafica, dei personaggi. Questa adesione agli stilemi tipici della narrativa attualmente presente in edicola ha però impedito a Demian, di fatto, di contribuire in maniera significativa alla rinascita bonelliana da tanti lettori auspicata.
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