Il lato oscuro della giustizia

riflessioni sull'episodio finale di Demian e sull'intera miniserie
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Il lato oscuro della giustizia
 

Il lato oscuro della giustizia

Scheda IT-DEMIAN-18

La fine della corsa

Cataclismatico finale della miniserie Demian che, con questo episodio, ha concluso il suo cammino nelle edicole italiane, non senza l'annuncio da parte dell'autore Pasquale Ruju di un albo speciale in preparazione che sarà illustrato, in parte, anche dal copertinista Alessandro Poli.

Il creatore della serie e sceneggiatore Ruju ha chiuso in maniera adeguata le trame presentate negli albi precedenti. La continuity interna si è rafforzata a partire dal n.12 ("Fraternité"): i soggetti dei vari numeri si sono intrecciati, con episodi che si sono aperti esattamente dove si concludevano i precedenti, e con personaggi, più o meno principali, che riappaiono in continuazione. Alla sofferta storia d'amore tra Demian e Marie Velasco si sono così alternati il destino del Trait d'Union, il consorzio malavitoso marsigliese, e la sorte della Fraternité, assediata da loschi trafficanti e incapace di definire il proprio status nel XXI secolo.

L'addio di Demian
IV di copertina

(c) 2007 Sergio Bonelli editore

L'addio di Demian<br>IV di copertina<br><i>(c) 2007 Sergio Bonelli editore</i>

Il creatore della serie e sceneggiatore Ruju ha chiuso in maniera adeguata le trame presentate negli albi precedenti
Bisogna riconoscere a Ruju il tentativo, con quest'ultima avventura, di offrire un soggetto differente, unito ad una sceneggiatura che ha avuto nelle numerose scene d'azione i suoi momenti migliori, impreziosita da piccole perle come il conto alla rovescia che ciclicamente rammenta al lettore che si tratta proprio dell'avventura conclusiva di Demian. Conteggio che avviene nel racconto di Marie Velasco, che si rivela essere, solo per l'ultimo numero, la narratrice misteriosa (ruolo in precedenza ricoperto dal padre di Demian). Non completamente riuscito l'inserimento di alcune scenette ironiche che, probabilmente, in una storia così ricca di colpi di scena (forse non tutti plausibili) hanno avuto il ruolo di bilanciare la drammaticità della narrazione. La sceneggiatura si snoda agilmente tra il flashback iniziale con l'attacco al Fort du Lac e il ritmo frenetico dei vari inseguimenti, tutto inframezzato dal racconto della vita quotidiana di Marie Velasco, narratrice e vera e propria protagonista della vicenda.

Marie Velasco
Demian n.18, pag.114

(c) 2007 Sergio Bonelli editore

Marie Velasco<br>Demian n.18, pag.114<br><i>(c) 2007 Sergio Bonelli editore</i>
Riuscito il finale, toccante e poetico, che con la sparizione di Demian si ricollega al numero d'esordio ed ha il compito di lasciare lo spazio aperto per l'albo speciale che seguirà.

L'andamento troppo oscillante ha reso Demian una miniserie solo parzialmente riuscita.
Al succedersi dei colpi di scena ben si prestano il tratto sporco e i neri pieni di Maurizio Di Vincenzo, coadiuvato per l'occasione dall'esordiente in casa Bonelli Cristiano Spadoni. Di Vincenzo si è mostrato a suo agio, come di consueto, nelle scene d'azione e capace di non rendere particolarmente netto il passaggio tra un'ambientazione e l'altra e tra i differenti toni del soggetto. Buona la resa dei personaggi, soprattutto quella di Robin Le Blanc, e la cura dei particolari. Al di là della riuscita grafica della storia è curiosa la scelta di affidare il numero conclusivo a dei disegnatori alle prese la prima volta con il personaggio, nonostante la presenza di molti autori che hanno illustrato più capitoli di questa miniserie. L'alternarsi di disegnatori dal tratto a volte troppo distante uno dall'altro è stata una delle principali pecche di Demian: da quello fin troppo classico della coppia Busticchi&Paesani o Castiglioni, a quello sperimentale di autori già affermati ma continuamente in evoluzione come Siniscalchi, Valdambrini e Giez, a veri e propri maestri come Piccatto e Fernandez. Una maggiore coerenza avrebbe probabilmente aiutato l'identificazione del lettore, anche se con ogni probabilità la lunghezza dei singoli albi, 128 pagine, ha imposto un certo numero di disegnatori.

Un andamento oscillante

E' difficile in ogni modo tracciare un giudizio su questo numero conclusivo senza considerare l'andamento, a volte troppo oscillante, dei precedenti 17 albi; oscillazioni, comprese quelle riguardanti la parte grafica, che hanno reso Demian una miniserie solo parzialmente riuscita.

Il primo nodo da affrontare è sicuramente l'equivoco iniziale: Demian è stato presentato, sin dall'albetto introduttivo distribuito gratuitamente dalla casa editrice nelle varie fiere del fumetto, come una serie che si collega al noir francese, con tanto di eccellente rubrica in quarta pagina curata da Maurizio Colombo. Se si confrontano però i pur discreti soggetti della serie alla seguente definizione del genere interessato riportata nel n.7, ad opera dello scrittore francese Jean-Patrick Manchette:

"Il buon romanzo noir è un romanzo di critica sociale, racconta vicende criminose, ma cerca di fornire un ritratto di una società in un certo luogo e in un certo momento"
si capisce immediatamente che c'è qualcosa che non quadra.
Demian è rimasto una figura non compiutamente delineata a causa della scelta di non affrontare in maniera completa le inquietanti contraddizioni che lui, vero e proprio "giustiziere della notte", porta con sé.
Le avventure mozzafiato dell'eroico Demian, cresciuto da una confraternita segreta che dai tempi di Sir Lancillotto protegge l'umanità da se stessa, ci sono sembrate poco in grado di rappresentare le inquietudini contemporanee, se si pensa a quello che sono riusciti a fare registi come Jules Dassin e Claude Chabrol e scrittori tipo Leo Malet e Jean-Claude Izzo. Il merito maggiore di Demian, inteso come serie e non come personaggio, è sì aver cercato di dare una lettura differente e contemporanea a tematiche già presenti su altri albi Bonelli (come i problemi ecologici e le discariche abusive, le sperimentazioni farmacologiche su esseri umani e le infiltrazioni mafiose cinesi, giapponesi e russe), ma la presenza di questi elementi è stata più da intendere come meri espedienti narrativi da cui far partire le storie, piuttosto che reali tentativi di analisi delle contraddizioni odierne. Le parziali novità, compresa l'inusuale ambientazione delle storie (il mar Mediterraneo) si son ben presto diluite nel momento in cui Ruju ha iniziato ad affrontare in maniera maggiore il passato del protagonista, facendo assumere alla serie più il tono di un telefilm d'azione americano, piuttosto che quello di un film noir francese. Solo sullo sfondo perdipiù sono rimaste le banlieu francesi, la corruzione della polizia, i servizi segreti deviati, lo sfruttamento della prostituzione, tutti elementi che sarebbero stati in grado di vivacizzare una serie che, contravvenendo le intenzioni iniziali, si è polarizzata molto sul rapporto tra il bene e il male. Di ben altra portata è stato l'approccio alla tematica Noir di un altro titolo bonelliano, nato anch'esso curiosamente come miniserie, come Napoleone.

L'emergere del passato del protagonista nelle storie non ha giovato completamente al lievitamento qualitativo della serie, probabilmente a causa della scelta di non affrontare in maniera completa le inquietanti contraddizioni che Demian, un vero e proprio "Giustiziere della Notte", porta con sé, lasciando di fatto le chevalier una figura non compiutamente delineata. Demian resta un personaggio incapace di sottrarsi a un destino di violenza, di amare compiutamente la sua donna, di distaccarsi dalla Fraternité, la setta che con i suoi intrighi gli ha sconvolto la vita. Demian è un uomo diviso che non sa che fare, che come il Lancillotto descritto da Tristan nel n.12 non può più combattere ma neppure condurre una vita normale, dato che (come ammette lo stesso Demian nel medesimo numero) combattere è l'unica cosa che sa fare. Fino a quando, come il suo nemico "Le Loup" Corsari, si accorge di uccidere senza provare più nulla.

Particolarmente forzato è sembrato il rapporto che Demian ha costruito con suo padre, che si è fatto credere morto per trent'anni per indagare su chi dall'interno stava minando la compattezza della Fraternité. Demian accetta abbastanza tranquillamente questa situazione e dopo un alterco passeggero è pronto a riabbracciare colui che lo ha abbandonato ancora bambino.

A condizionare negativamente alcune storie sono stati talvolta dei dialoghi ingenui e ridondanti e i troppi finali mal congegnati
Ancora meno chiaro è apparso il rapporto tra Demian e la Fraternité, la casta dei Chevaliers, "terrificante" setta segreta che vuole proteggere l'umanità da se stessa, ricordando vagamente gli Uomini in Nero di Martin Mystère. Il binomio Demian/Fraternité può richiamare quello classico Tex Willer e Ranger del Texas: "non ne faccio parte, però sono pronto ad intervenire al minimo accenno di crisi". La sequenza che forse più di tutte spiega quanto sia poco chiaro questo rapporto è nel n.2 ("La nave fantasma"), pag.12-24: Demian interviene per interrompere la vendita all'asta di un gruppo di giovani donne, freddando a pistolettate tre uomini, solo per scoprire che la metà delle donne sapeva benissimo, e probabilmente accettava, che quella notte sarebbe stata venduta, e per consentire a Tristan di affermare che alcune di loro torneranno sulla strada, ma che almeno adesso potevano scegliere. Demian non fa una grinza rispetto al fatto di aver effettuato un massacro per nulla...

A condizionare negativamente alcune storie sono stati talvolta dei dialoghi ingenui e ridondanti e i troppi finali mal congegnati: come nel n.9 ("La pista degli sciacalli"), o con presunti "cattivoni" che si pentono all'ultimo momento, come è il caso di antagonisti anche ben delineati come Ravel nel n.13 ("Sulle strade di Parigi"), e Christian Falchi nel n.14 ("Fantasmi del passato"). Ancora più bizzarro il volta faccia di manipoli di pistoleri di fronte alla morte del loro capo come nel n.16 ("Giorni di Guerra"), un po' come gli indiani dei fumetti di una volta, che quando l'eroe colpiva il loro capo si ritiravano per eleggerne un altro, non approfittando della loro supremazia numerica.

Anche Robin è annoiata dalla retorica di Demian
Demian n.18, pag.86

(c) 2007 Sergio Bonelli editore

 Anche Robin è annoiata dalla retorica di Demian<br>Demian n.18, pag.86<br><i>(c) 2007 Sergio Bonelli editore</i>

Un'occasione mancata

Demian è stata una collana discreta, con un notevole n.1, contraddistinto da un originale stile di narrazione, che forse ha generato più aspettative di quanto la serie è stata in grado di esaudire.
Gran parte dei personaggi principali delineati sono a tutti gli effetti incapaci di rapportarsi serenamente al loro passato.
Lo stesso titolo di quell'albo, "Il ricordo e la vendetta", può essere preso addirittura come la chiave di lettura dell'intera collana. Gran parte dei personaggi principali delineati sono a tutti gli effetti incapaci di rapportarsi serenamente al loro passato: è il caso di Demian e Julien d'Arcy, con la loro rivalità giovanile che si trasforma praticamente in una faida familiare, di Gaston Velasco, vincolato al ricordo della moglie morta nel n.7 ("La stella di Algeri"), e di "Le Loup" Corsari angustiato dalla sua infanzia mafiosa, fino ad arrivare ai mercenari del n.9 ("La pista degli sciacalli"), talmente "prigionieri" dei traumi passati da non riuscire ad abbandonare i luoghi in cui li hanno subiti. Nelle storie di Demian poi sembra che l'unica maniera di superare la violenza subita sia la vendetta, un po' come nel recente film di Neil Jordan "Il buio nell'anima". I personaggio che esemplifica meglio tale tendenza nella serie è probabilmente Morgane Dupois, la protagonista del n.10 ("La montagna incantata").

La miniserie nel complesso ha riscosso un buon successo di vendite, e la preparazione dell'albo speciale sta a dimostrarlo, in virtù probabilmente anche del fatto che ben si è inserita nella tradizione bonelliana, sia per quel che riguarda la costruzione delle storie che per quel che concerne la caratterizzazione, anche grafica, dei personaggi. Questa adesione agli stilemi tipici della narrativa attualmente presente in edicola ha però impedito a Demian, di fatto, di contribuire in maniera significativa alla rinascita bonelliana da tanti lettori auspicata.

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