Da Fort Lejeune a Fort Apache... il passo è breve!

arrivano i romanzi grafici Bonelli. O no?
Recensione di D.Curlante |   | bonelli/

Da Fort Lejeune a Fort Apache... il passo è breve!
Il legionario

Da Fort Lejeune a Fort Apache... il passo è breve!

Scheda IT-ONESH-1

Che le sperimentazioni in casa Bonelli si susseguano con inaspettata frequenza da ormai alcuni anni è senz’altro un importante segnale verso il rinnovamento invocato a gran voce dagli aficionados, delusi principalmente da sceneggiature che troppo spesso mortificano le serie più longeve.
L’insolita proposta di varare una collana di Graphic Novel era già nell’aria da diverso tempo. La scelta di esordire (anche se resta più di un dubbio sul fatto che questo sia l'effettivo esordio di tali "romanzi grafici", come si dirà poi) con un racconto ambientato tra le mura di un fortino lasciava, comunque, presagire un sensibile richiamo alla classica tematica western, nonostante la trasposizione dai canonici scenari texani al deserto del Sahara: a confermarlo, il veterano ed affidabile Renato Polese ai pennelli, già disegnatore dell’inossidabile "Storia del West". Pur tuttavia, ci si auspicava una ventata di freschezza dai testi del prolifico Stefano Piani.

Il legionario
copertina di Renato Polese

(c) 2006 Sergio Bonelli Editore

Il legionario<br>copertina di Renato Polese<br><i>(c) 2006 Sergio Bonelli Editore</i>

L’aria che si respira a Fort Lejeune è la stessa di un qualsiasi fortino americano del periodo post-coloniale
Paradossalmente, a riscuotere maggior interesse lungo tutto l’arco della storia è il prologo, in cui appare l’adolescente Jean Beaumont nella Parigi del primo novecento: egli si renderà protagonista di una ragazzata, per la quale subirà una ferma accusa morale dall’autoritario padre Frederick Beaumont, ex generale della Legione Straniera; ne seguirà una condanna alla galera. Le riflessioni che il giovane Jean può avere maturato in carcere restano, tuttavia, ignote. Piani, infatti, catapulta il lettore tra le mura di Fort Lejeune nel Marocco francese, a distanza di vent’anni ed al cospetto dell’avventuriero Jean Beaumont, divenuto già tenente della Legione Straniera (presumibilmente nel tentativo di riscattarsi agli occhi del padre). Egli sceglierà di difendere la colonia dalla sanguinaria ribellione dei guerrieri berberi, guidati dal leggendario Abd El-Krim.

Jean Beaumont e la coincidenza
disegni di Renato Polese, pag.219

(c) 2006 Sergio Bonelli Editore

Jean Beaumont e la coincidenza<br>disegni di Renato Polese, pag.219<br><i>(c) 2006 Sergio Bonelli Editore</i>

Da qui in avanti un susseguirsi di eccessive presentazioni e superflue spiegazioni rubano tempo e spazio all’aritmico e macchinoso concatenarsi degli eventi, che stentano a decollare persino in prossimità del colpo di scena finale, oltretutto poco incisivo. Sono infatti proprio gli unici due indiziati i colpevoli degli inspiegabili crimini verificatisi tra le mura del fortino.
un susseguirsi di eccessive presentazioni e superflue spiegazioni rubano tempo e spazio all’aritmico e macchinoso concatenarsi degli eventi, che stentano a decollare persino in prossimità del colpo di scena finale, oltretutto poco incisivo.

Un caso di omonimia

La scoperta che la serie di efferati delitti avesse avuto inizio con l’assassinio di un legionario incolpevole, per un puro caso di omonimia (proprio nella Legione Straniera, laddove - è risaputo - le identità si celano dietro falsi nomi ...), si rivela tuttavia un timido inganno al lettore, che certamente s’attendeva una conclusione più avvincente e meno forzata.
Spetterà infine proprio agli spietati assassini salire ingiustamente agli onori della gloria: Stefano Piani - questa volta sì, maggiormente audace - ci conferma la triste realtà dell’umana, necessaria ricerca, dopo ogni battaglia, di un imperituro eroe... che egli sia o meno realmente degno di tale encomio.

Quale conclusione?!

E sarebbe stato, indubbiamente, più opportuno chiudere il racconto con questa amara riflessione (dunque, entro le 232 tavole promesse in copertina) anziché ricercare nelle due pagine aggiuntive una seconda, retorica conclusione della trama in cui fare convergere il conflittuale rapporto di Jean Beaumont col padre. Queste due pagine finali sono la testimonianza delle difficoltà con cui lo sceneggiatore aveva fino ad allora tentato di incastrare nel puzzle degli eventi la sfuggente e piuttosto pretestuosa relazione tra padre e figlio: sarebbe stato preferibile un suo approfondimento in altri momenti della storia, per farla rientrare a pieno titolo nella trama, oppure non andare oltre gli accenni fatti nel prologo.

Una prospettiva diversa con cui andrebbe riletta la Storia con la esse maiuscola
disegni di Renato Polese, pag.231

(c) 2006 Sergio Bonelli Editore

Una prospettiva diversa con cui andrebbe riletta la Storia con la esse maiuscola<br>disegni di Renato Polese, pag.231<br><i>(c) 2006 Sergio Bonelli Editore</i>

In stile retrò

Per nulla trascendentale la prestazione di Renato Polese, dal cui tratto squisitamente retrò probabilmente non si poteva pretendere di più.
Talune vignette appaiono eccessivamente appiattite, tanto più se confrontate con l’innovativo effetto tridimensionale a cui molti giovani talenti di casa Bonelli ci stanno abituando. Un forte impatto suggestivo rivela, invece, l’intera sequenza di pagina 74, nella quale il disegnatore mette in luce la sua indiscussa professionalità: gli occorrono poche linee per rappresentare l’arsura del paesaggio, svelare le intenzioni del guerriero berbero e, quindi, generare nel lettore la dovuta suspense per i successivi accadimenti.
non è sufficiente l’originale ambientazione sahariana a giustificare l’eccezionalità dell’albo, in cui mai s’insinua quella sottile venatura di lirismo epico ad esaltare i rari spunti riflessivi

Con qualche rimpianto

L’aria che si respira a Fort Lejeune è però la stessa di un qualsiasi fortino americano del periodo post-coloniale.
Benché, inevitabilmente, gli scenari bellici del passato avessero molti aspetti in comune tra loro, a qualunque longitudine si presentassero, non si può negare che - se si sostituiscono le scenografiche dune di sabbia con le leggendarie mesas dell’Arizona ed i turbanti berberi con ornamentali piume di capi indiani - questo "Il legionario" sia un testo che, con piccole accortezze e senza destare alcun "sospetto", poteva essere trasposto nella serie regolare di Tex. Dunque, non è sufficiente l’originale ambientazione sahariana a giustificare l’eccezionalità dell’albo, in cui mai s’insinua quella sottile venatura di lirismo epico ad esaltare i rari spunti riflessivi.

Rimane in conclusione da esporre un dubbio: questo albo fa parte della serie di "romanzi grafici" di cui si parla in Bonelli da diversi anni o si tratta di un atipico "one-shot"? Nella pubblicità e nelle rubriche dell'albo non viene mai nominato questo progetto e rimane, quindi, ancora incognito quale sviluppo avranno i romanzi grafici della Sergio Bonelli Editore. "Il legionario", di Stefano Piani & Renato Polese, Sergio Bonelli Editore, brossurato, 232 pg. b/n, in edicola da fine novembre 2006, 6 euro.

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