La diversità secondo Bonelli
è possibile l'anticonformismo nel fumetto popolare?
Recensione di A.Tripodi | | bonelli/


La diversità secondo Bonelli
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Tex, Ken Parker, Dylan Dog: sono solo alcuni dei nomi che hanno fatto la fortuna della casa editrice Bonelli. In queste testate ed in altre pubblicazioni minori è stato toccato anche il tema della diversità, dapprima in maniera velata, poi, più
recentemente, con maggior consapevolezza. Ma i fumetti anticonformisti possono non piacere a tutti e rivelarsi per l’editore un investimento rischioso.
Senza dubbio in Italia “Bonelli” è sinonimo di fumetto. A Gianluigi Bonelli si deve la
realizzazione del più longevo dei fumetti italiani: Tex Willer. Pubblicato nel 1948, è ancora
vivo e vegeto nelle edicole italiane, anche dopo la morte del suo autore avvenuta nel 2001.
Edizioni Audace, Edizioni Araldo, Cepim, Daim Press, Altamira e infine Sergio Bonelli Editore: questi sono i nomi che ha assunto nel tempo l’attività editoriale della “famiglia” Bonelli. Prima Gianluigi, poi Tea, la moglie, e infine Sergio si sono resi protagonisti dei più grossi successi del fumetto popolare italiano.
Il fumetto popolare
È negli anni Sessanta che il timone della casa editrice passa nelle mani di Sergio Bonelli, che si è ritenuto soprattutto un editore sebbene sotto lo pseudonimo di Guido Nolitta abbia firmato alcuni dei successi più eclatanti del fumetto italiano (Zagor, Mister No). Sergio Bonelli, dunque, consolida i risultati del passato con il lancio di nuovi personaggi di grande diffusione e infine, negli anni Settanta, con il lancio di testate che, con successo, si staccano dagli schemi dell’avventura classica per adeguarsi ai più moderni gusti dei lettori.Attualmente, in un momento di perdurante crisi del fumetto, la Sergio Bonelli Editore si trova in una situazione di arroccamento. Per anni, in periodi di magra, Bonelli è stato il punto di riferimento non solo per gli estimatori del genere ma anche per gli artisti vecchi e giovani che spesso, travolti dal fallimento degli editori di origine, trovavano spazio fra le accoglienti braccia dell’editore milanese. Attualmente la tendenza si sta capovolgendo. È proprio Bonelli che si trova costretto a chiudere alcune gloriose testate, i cui protagonisti trovano invece spazio tra editori più piccoli che evidentemente riescono a realizzare comunque profitti anche con vendite più esigue. Per oltre mezzo secolo i fumetti Bonelli hanno fatto sognare generazioni di italiani; spesso hanno trattato temi che esulano dal semplice intrattenimento ed hanno avuto il merito di affrontare aspetti sociali particolarmente delicati. Tra questi il tema della diversità.
Tex Willer
Il primo a stupirci è proprio Gianluigi Bonelli per la visione assolutamente anticonvenzionale che restituisce del mondo dei Pellerossa. Tex stesso, sposando la bella e sfortunata Lilith, diviene un capo indiano sotto il nome di “Aquila della Notte”. In alcune avventure (cito solo le più belle: “Sangue Navajo”, 1961 e “Vendetta indiana”, 1967) Tex non esita a schierarsi dalla parte dei Nativi d’America contro la violenza e l’inutile crudeltà dell’uomo bianco.
Ciò che stupisce è il periodo in cui sono state ideate e stampate per la prima volta queste storie. Negli anni Sessanta, infatti, nel cinema di Hollywood i pellerossa sono descritti come selvaggi urlanti e sanguinari. Solo da lì a qualche anno un pugno di film anticonformisti quali
Ken Parker
Tra i fumetti Bonelli che vogliono dare una corretta collocazione all’epopea del vecchio West senza però perdere la tradizione di fumetto popolare e di intrattenimento troviamo Ken Parker, un personaggio particolare, realizzato nel 1977 da Giancarlo Berardi e disegnato da Ivo Milazzo. La testata rompe la tradizione con le altre edite da Bonelli anche nell’aspetto formale. Per la prima volta le storie sono autoconclusive e risalta la copertina che è deliziosamente curata grazie ai delicati acquarelli di Milazzo.
La recente chiusura di Legs non è sicuramente di buon auspicio per chi dal fumetto si aspetta originalità e anche irriverenza. Elementi questi che non sembrano del tutto compatibili con l’attuale politica editoriale di Bonelli.
Ken Parker è una figura estremamente realistica, cacciatore e vagabondo per necessità, non è un pistolero né un avventuriero; lontanissimo dagli archetipi del cow boy, diventa un accanito lettore (tra gli altri di Poe) dopo il fortuito incontro con
La testata prosegue fino al maggio 1984 quando viene sospesa soprattutto per la difficoltà degli
autori di sostenere i ritmi seriali della produzione. Il personaggio però continua a sopravvivere stampato a colori su riviste, speciali e raccolte. È in una avventura di Ken Parker, stampata sulla rivista Comic Art a cavallo tra il novembre 1985 e il marzo 1986, che vediamo affrontato (mi sento di dire per la prima volta in un fumetto italiano) in maniera amara quanto realistica il tema della disabilità. Dice il protagonista riferendosi a
La gente se ne vergogna e li rifiuta solo perché sono diversi dagli altri. Ho letto di famiglie che li tengono nascosti al buio […]Interviene un altro personaggio:
Gli antichi Greci erano più pietosi. Li gettavano da una rupe […]Ribatte Ken Parker:
Oggi si usano mezzi più civili. Basta ignorarli. Far finta che non esistano […]. Anche questa è una specie di morte.La figura di Orion viene inoltre ripresa più tardi (nel 1992) in un altro fumetto Bonelli. In Nick Raider n. 45, “Immagini di Morte” di Colombo e Nizzi, è
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